Dalla tecnologia ai controllo di accettazione il filo conduttore è il “fattore conoscenza”. Come prova l’esperienza di Fibre Net Group
Redazione VISIONJ
La sicurezza delle infrastrutture è anche e soprattutto questione di cultura tecnica. Un fattore chiave che deve circolare, diventare patrimonio comune, tradursi in buone pratiche funzionali alla crescita di tutto il settore. Un caso significativo di questa “circolazione” arriva dal campo dei materiali compositi FRP (sigla che sta per Fiber Reinforced Polymer) per il rinforzo di strutture in calcestruzzo o muratura e, per la precisione, da Fibre Net Group, realtà la cui storia ultraventennale coincide con quella dell’affermazione e dell’evoluzione di queste soluzioni capaci, se correttamente applicate, di mettere in piena e durevole sicurezza il nostro patrimonio infrastrutturale.
Quello di Fibre Net, come abbiamo raccontato sul Numero 1 attraverso le voci dei suoi fondatori Andrea e Cecilia Zampa, è un approccio che si basa innanzitutto sulla conoscenza, da alimentare costantemente cooperando con le Università in attività di ricerca avanzata e investendo cospicuamente in formazione. La conoscenza diventa così la leva principale della collaborazione costante e continua con progettisti, imprese e direzioni lavori, che caratterizza, fin dalle origini lo stile Fibre Net. Non semplice fornitore di materiali, bensì operatore specializzato che interviene – trasferendo know-how – nella risoluzione di problematiche a più livelli e soprattutto a beneficio dell’intera filiera. Per illustrare meglio questo concetto, VISIONJ si è rivolto all’ingegner Gianluca Ussia, dal 2015 in forza all’ufficio tecnico di Fibre Net e dal 2021 anche tra i soci di Ardea Ingegneria, la società di engineering che ha ampliato ulteriormente la già consolidata esperienza progettuale interna a Fibre Net Group.
La sua figura, tra l’altro, ci rivela molto anche sull’aspetto legato alla ricerca come base di conoscenza, di cui dicevamo, data la storica collaborazione tecnica di Ussia, per esempio, con il professor Lino Antonio Credali (Università di Modena), tra i pionieri nel campo della divulgazione della cultura FRP nel nostro Paese. Con l’aiuto di Ussia proveremo a tracciare la via che dalla progettazione conduce all’accettazione dei materiali in cantiere. Un percorso in cui la cultura tecnica può davvero fare la differenza.
Fibro-rinforzi
Prima di procedere, un rapido focus sui materiali oggetto della nostra trattazione e sul corpus normativo che li disciplina. I materiali compositi vengono identificati dall’acronimo FRP (Fiber Reinforced Polimer) come da definizione del DT 200 R/2013 del CNR e sono costituiti da matrice e fibra di rinforzo. La matrice è in genere di natura organica (resine termoindurenti), mentre il rinforzo costituito da fibre lunghe. La combinazione di resine con fibre di carbonio dà origine all’acronimo CFRP (Carbon Fiber Reinforced Polymer), mentre quella con fibre di vetro all’acronimo GFRP (Glass Fiber Reinforced Polymer).
I materiali FRP vengono impiegati per accrescere la capacità degli elementi strutturali nei confronti di sollecitazioni di natura statica e/o sismica e si distinguono in due sistemi: preformati, costituiti da elementi – tipicamente lamine dalle diverse caratteristiche – in cui l’associazione fibra-matrice avviene in stabilimento di produzione mentre in opera si esegue la solidarizzazione con il supporto mediante resina di incollaggio; laminati in situ, in cui vengono realizzati direttamente in opera sia il materiale composito “matrice più fibra” sotto forma di tessuto secco, sia la sua solidarizzazione con il supporto.
Per quanto riguarda il quadro normativo, un forte impulso al loro impiego è stato dato dalla pubblicazione del documento CNR DT 200/2004 poi revisionato nel 2013 (CNR-DT200R1/2013) e fin dall’inizio una guida preziosa a progettazione, installazione, controllo e collaudo di interventi di rinforzo che prevedono l’impiego di materiali compositi FRP. Le istruzioni CNR, tradotte anche in inglese, sono oggi annoverate tra i fari normativi internazionali della materia. In Italia i testi normativi di riferimento per il settore sono:
• NTC 2008 – Norme Tecniche per le Costruzioni (2008);
• Linee Guida 2009 per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo di interventi di rinforzo di strutture di c.a., c.a.p. e murarie mediante FRP rilasciate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici;
• CNR DT 200R1/2013 – Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione e il controllo di interventi di consolidamento statico mediante l’utilizzo di materiali compositi fibrorinforzati (aggiorna le Istruzioni 2004);
• NTC 2018 – Norme Tecniche per le Costruzioni (2018);
• Linea Guida 2019 (aggiorna la Linea Guida 2015) per l’identificazione, la qualificazione e il controllo di accettazione di compositi fibrorinforzati a matrice polimerica FRP da utilizzare per il consolidamento strutturale di costruzioni esistenti rilasciate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
• Uno degli esiti più importanti dell’evoluzione tecno-normativa è stato il CVT, ovvero il Certificato di Validazione Tecnica all’impiego dei materiali FRP, di cui Fibre Net ha tra l’altro la primogenitura. Il CIT gioca un ruolo fondamentale di “garanzia” per quanto riguarda la sicurezza degli interventi:
• Per il progettista, in quando vengono garantite le prestazioni meccaniche del sistema;
• Per il direttore lavori, dal momento che il materiale arriva in cantiere marcato, etichettato e identificabile;
• Per l’impresa perché la continuità delle caratteristiche del materiale è garantita dai costanti controlli in produzione;
• Per il collaudatore, in quanto il materiale è prodotto e qualificato dal Servizio Tecnico Centrale, nonché progettato ed eseguito secondo indicazioni validate;
• Per il committente perché vengono impiegati materiali all’avanguardia controllati, qualificati e indentificati in ogni passo della filiera.
Cultura condivisa
Storie parallele che si intersecano. Fibre Net nasce per iniziativa dei fratelli Cecilia e Andrea Zampa nel 2001. Un anno dopo Gianluca Ussia consegue la laurea in ingegneria all’Università di Bologna con una tesi su un importante progetto di rinforzo in fibre di carbonio. Nel biennio 2003-2004 materiali compositi FRP (tecnologia giapponese) vengono impiegati per la prima volta in Italia in un contesto infrastrutturale per il rinforzo del ponte sul Tevere dell’autostrada A1, tratto Orte-Roma, su iniziativa di Autostrade per l’Italia. Nel 2004, come abbiamo visto, vengono emanate le Istruzioni-“spartiacque” del CNR, in un clima in cui istituzioni, progettisti, università e imprese (con Fibre Net in testa) cooperano assiduamente per rendere sempre più profondi i solchi in cui innestare l’innovazione.
Sono le fondamenta su cui poggia una tecnica oggi diffusa e consolidata e dunque non più definibile “innovativa” nel senso stretto, o tantomeno “sperimentale”. Quella che invece è ancora oggi parzialmente da diffondere, nel percorso che dalla progettazione conduce all’accettazione in cantiere, è la conoscenza profonda della medesima, anche e soprattutto nei suoi risvolti applicativi.
“All’interno del gruppo Fibre Net – spiega l’ingegner Ussia a VISIONJ – partiamo sempre dal problema, a cui forniamo una soluzione tecnologica ad hoc assistendo tutta la filiera progettista-impresa-direzione lavori e avendo come punti di riferimento la R&D e la passione per la condivisione dei risultati ottenuti. Per noi è fondamentale la componente umana, ovvero la conoscenza tecnica: il fattore che dà valore aggiunto alla tecnologia consentendo di centrare tutti gli obiettivi prestazionali posti all’origine”.
L’alleanza tra tecnologia e conoscenza può rivelarsi decisiva proprio nelle fasi di passaggio tra il progetto e il cantiere, tra cui rientra in pieno l’accettazione dei materiali da parte della DL. “Si tratta di occasioni nell’ambito delle quali un confronto costruttivo tra le parti può davvero contribuire a risolvere eventuali problemi. Per noi queste sono occasioni preziose per fare cultura sui materiali FRP, per esempio sulla corretta esecuzione delle prove, così come sulla rigorosità delle campionature. Come Fibre Net Group, siamo accanto alle imprese e alle direzioni lavori, ma ci rapportiamo anche con laboratori e collaudatori, in uno spirito pienamente operativo e risolutivo, nonché fautore di buone pratiche che entrano così nel bagaglio esperienziale di tutti gli attori coinvolti”.
Se infatti, quanto all’accettazione, i materiali compositi vanno considerati esattamente come ogni altro materiale strutturale (devono cioè garantire resistenza, robustezza e durabilità e devono essere identificati, qualificati e infine accettati), il passaggio ancora mancante è in certi casi la conoscenza profonda dei “dettagli”, fondamentale per esempio nelle fasi di controllo: “Nelle misure delle lamine in funzione della determinazione della loro conformità e dunque accettazione, soltanto per fare un esempio tra i molti possibili, non vanno considerate quelle del peel-ply, la pellicola applicata per preservare la superficie di incollaggio che va successivamente rimossa. Un’avvertenza che sì può essere scritta nei manuali o comunicata, ma che solo il lavoro fianco a fianco degli operatori – che diventa pratica condivisa – può rendere davvero seguìta alla lettera e dunque efficace. Lo stesso discorso vale per la realizzazione dei campioni o, in generale, per le procedure di prova, per cui deve valere il principio della regola d’arte”.
L’esito di questo approccio è vincente nel presente (si evitano errori, tutto funziona a dovere) e nel futuro (la conoscenza si diffonde a tutte le parti coinvolte).
Patrimonio di gruppo
Fibre Net è stato il primo produttore in Italia a ricevere il CIT per i materiali compositi, poi trasformato in CVT, il Certificato di Validazione Tecnica. Un “sigillo” che si innesta su un percorso fondato su una e conoscenza, sempre condivisa, che è diventata nel tempo patrimonio di gruppo, innervando progettazione, produzione, commercializzazione, assistenza in cantiere e diventando fattore di unicità.
Operare su queste basi significa esprimere affidabilità, infondendo sicurezza a chi progetta e costruisce sicurezza, dall’engineering ai gestori. E tutto questo, non va dimenticato, diventa ulteriore valore aggiunto in un’epoca come quella che il nostro settore sta vivendo, contraddistinta da plurime opere infrastrutturali da riqualificare e rigenerare.