Vision Talks

L’unione fa la strada

Dai 20 anni di Asphaltica ai temi chiave, al futuro: da costruire unendo le forze del “road equipment”. Ne parliamo con Stefano Ravaioli, direttore del SITEB

di FABRIZIO APOSTOLO 

Stefano Ravaioli è il Direttore del SITEB, Strade Italiane e Bitumi, associazione presieduta da Michele Turrini che fa da “cerniera” – per prendere a prestito una metafora suggerita dallo stesso direttore – tra mondo dell’industria stradale e tecnici della Pubblica Amministrazione. VISION Journal parteciperà alla kermesse, in programma a VeronaFiere dal 3 al 7 maggio, con uno stand (Padiglione 11) nelle vesti di media partner, per continuare a perseguire la propria mission: costruire “ponti” di cultura tecnica tra le diverse anime del settore delle strade e, in altri contesti, delle ferrovie. Ponti che sappiano aprire l’orizzonte sui temi, tra loro interconnessi, di sicurezza, sostenibilità e innovazione, e che saldino gli sforzi di condivisione degli operatori della filiera – normatori, gestori, progettisti e imprese – ma anche delle aziende che concorrono a rendere concrete le diverse componenti della strada: dai guard-rail all’asfalto…

Direttore Ravaioli, noi siamo una testata nuova ma molto rispettosa della storia. Quando inizia quella di Asphaltica? 

Inizia nel 2003 alla fiera di Padova: quindi esattamente 20 anni or sono! La sua origine è presto spiegata. Gli associati SITEB cercavano un punto d’incontro mirato e dedicato, ovvero fatto su misura del mondo della strada: una manifestazione che sapesse attirare esclusivamente specialisti impegnati nel campo delle infrastrutture viarie. A questa domanda proprio noi di SITEB abbiamo dato una risposta: Asphaltica. La seconda edizione si è tenuta l’anno successivo, nel 2004, quindi abbiamo consolidato un passo biennale che a un certo punto ci ha portato a incontrare il Samoter, manifestazione di VeronaFiere incentrata sul movimento terra, ovvero sull’atto esecutivo che precede quello della costruzione stradale e che dunque, con essa, presenta delle affinità. Di qui l’idea di unire i due eventi in un percorso che quest’anno è arrivato, come da programma, all’ultima tappa. 

Come sarà Asphaltica 2023?

Sarà un’Asphaltica… come da tradizione, che è poi quella di un format già nato innovativo, e su questo proprio il tempo ci ha dato ragione. Mi spiego meglio: è inciso nel DNA di questa fiera il fatto di essere un punto d’incontro riconosciuto tra le aziende che si occupano di materiali per le pavimentazioni stradali e i tecnici delle Pubbliche Amministrazioni, dell’Anas, delle concessionarie autostradali, che svolgono un servizio di pubblica utilità. Una differenza con altre edizioni, per esempio quella del 2021, è che nell’anno del Samoter Asphaltica si tiene in primavera, sebbene sia stata concepita per arrivare a proporre al mercato le ultime novità proprio nella finestra di “respiro” tra la stagione a più alta operatività e quella tipica della pianificazione dell’anno successivo. Il grande classico di Asphaltica, invece, restano i convegni, tutti di alto profilo, dedicati ai diversi aspetti delle pavimentazioni e, in generale, delle strade.

Non solo bitume e asfalto, dunque.

Bitume e asfalto restano centrali. Ma i riflettori vanno accesi anche e soprattutto sul concetto di “filiera della strada”, di legame che si crea – vale la pena ribadirlo – tra l’industria e la Pubblica Amministrazione. Questo legame, in fondo, da sempre fa da spina dorsale all’attività del SITEB, per questo una manifestazione come Asphaltica non può che essere intimamente connessa con il mondo SITEB.

Passiamo ai temi, direttore. Ha citato più volte la Pubblica Amministrazione. Ma “pubblica” è un aggettivo a cui va necessariamente associato anche il sostantivo “sicurezza”, quella di tutta la comunità degli utenti, nonché principio ispiratore anche del nostro progetto culturale. Cosa fa e cosa può fare la filiera di Asphaltica per la sicurezza?

Fa e può fare moltissimo. Pensi che anni fa come SITEB commissionammo un sondaggio da cui emerse che gli Italiani, come seconda “preoccupazione” per il futuro, dopo la mancanza di lavoro indicavano proprio l’“insicurezza” stradale. Il che è rivelatore di quanto sia percepito e vissuto il tema. L’industria, da parte sua, è più che consapevole del fatto che la sicurezza stradale è una, se non “la” priorità. Tecnicamente, un punto chiave su cui lavorare per generare sicurezza è l’aderenza tra la pavimentazione e gli pneumatici. La ricerca sui materiali negli anni ha lavorato moltissimo sull’equilibrio tra rugosità e abbattimento del rumore, operando su granulometrie e tessiture micro e macro tali da offrire la giusta aderenza e insieme il comfort ideale.

Il riferimento al “rumore” ci porta già sul terreno della sostenibilità ambientale…

Sono sempre questioni interconnesse. La qualità della strada porta sicurezza, ma allo stesso tempo la sua durabilità (generata dalla qualità) è portatrice di benefici ambientali. Un aspetto fondamentale, in questo senso, è l’attenzione a non produrre inerti da cave di prestito, per esempio puntando su inerti prodotti da scorie da acciaierie, che peraltro presentano una significativa micro-rugosità superficiale. O su materiali provenienti dalla termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani, o ancora su sabbie artificiali sempre derivanti dal ciclo dei rifiuti. Ad Asphaltica si vedrà tutto questo, così come si vedranno asfalti con polverini di gomma da pneumatici fuori uso (ottimali per il miglioramento dell’aderenza e il contenimento della rumorosità): un esempio da manuale di un problema che diventa risorsa. Ma si vedranno anche gli ultimi ritrovati nel campo di tecnologie dalla storia importante, come i bitumi modificati con polimeri.

Restando in campo strettamente “pavement”, dove risiede oggi l’innovazione?

Risiede essenzialmente nelle attività di ricerca e sviluppo delle aziende. In questo il nostro settore negli ultimi anni ha fatto davvero passi da gigante. Pensiamo alla storia degli asfalti drenanti, che oggi sono portatori di sicurezza diffusa, per esempio, sulle autostrade. O pensiamo ancora al filone green, ovvero alla ricerca sul recupero, dentro le pavimentazioni, di materiali alternativi provenienti da altre filiere industriali, oppure alle tecnologie a basso consumo energetico o addirittura a freddo che consentono riduzione della CO2 superiori al 90%.

A proposito di altre filiere, e ancora di “ponti” da costruire: qual è il rapporto delle pavimentazioni con il mondo della tecnologia in stile “Smart Road”? Può essere questo un tema di raccordo su cui lavorare per il futuro?

Smart Road e pavimentazioni, futuro e presente, sono questioni interrelate. Perché i sensori funzioneranno al meglio solo se i veicoli correranno non solo su pavimentazioni perfette, sia nei manti sia nelle geometrie, ma anche se si troveranno di fronte a sistemi segnaletici ineccepibili. Lo sviluppo futuro passa insomma per il miglioramento dell’esistente: è un cammino obbligato. Questa idea, che ancora una volta evoca la connessione, mi porta tuttavia a una riflessione ancora più ampia…

Quale?

Se vogliamo che la strada abbia un ruolo e un futuro importante è fondamentale non parcellizzarsi, ma unire le forze. Se è vero che SITEB è una cerniera tra industria e PA, è altrettanto vero che la nostra dimensione non è sufficiente per imprimere un cambiamento di amplissima portata. Occorre non pensare solo in termini di asfalto e bitumi, ma guardare all’orizzonte della “strada” e, di conseguenza, aggregare tutti coloro che di strade si occupano, dal mondo della segnaletica a quello delle barriere, dell’illuminazione o della semaforica. Tutte le associazioni del nostro settore dovrebbero unirsi in una “associazione, o federazione unica della strada”. Solo così facendo la nostra voce troverà attento ascolto nel Governo o nelle altre PA, e potrà essere sempre più incisiva. 

Vai al sito web di Asphaltica

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