La progettazione sostenibile? Può “concretizzarsi” (ecco la proposta) introducendo nel PFTE un elaborato che ne quantifichi gli impegni di spesa
di MAURO DI PRETE | Direttore Tecnico IRIDE Istituto per la Ricerca e l’Ingegneria Dell’Ecosostenibilità
La prima parte del titolo di queste riflessioni è un sintagma sentito in molte occasioni nell’epoca che stiamo vivendo: progettazione sostenibile. È infatti inutile ripetere che un progetto oggi debba essere ispirato ai principi di sostenibilità. Già qui credo però valga la pena introdurre una prima riflessione: per un’infrastruttura è univocamente definito cosa si intende con questa affermazione? Ovvero: c’è davvero un “senso” dietro e dentro il “suono”? A questa domanda ritengo sia possibile rispondere in diversi modi e, proprio per questo, potrebbe essere utile declinare una proposta da porre a riferimento.
Il punto di partenza è la definizione degli obiettivi di sostenibilità, perché in assenza di questi si può parlare di tutto e del contrario di tutto. Lo schema logico che si propone di seguire è quello riportato in fig. 1. Al riguardo, sussistono molte fonti di riferimento e solo in alcune occasioni queste sono state declinate in relazione alle infrastrutture. Ci si è dedicati a sviluppare questo esercizio partendo innanzitutto dall’Agenda 2030 appositamente declinata in ambito internazionale a questo scopo (Scheda 1). A seguire, è necessario sviluppare un’analisi critica della stessa al fine di evincere i princìpi che interessano al nostro ragionamento. Nella Scheda 2 si riportano, così, l’esame eseguito e la selezione degli obiettivi pertinenti.
L’altro elemento dirimente si ritiene possa essere l’esame dei regolamenti europei sviluppati a seguito dell’Agenda 2030 e, in particolare, un passaggio fondamentale di regolamentazione e definizione della materia quale il Regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 giugno 2020 relativo all’istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili e recante modifica del Regolamento (UE) 2019/2088. Al Capo I, nel definire l’ambito di applicazione, all’Art. 1 si legge: “Il presente regolamento stabilisce i criteri per determinare se un’attività economica possa considerarsi ecosostenibile, al fine di individuare il grado di ecosostenibilità di un investimento”.
Sembra quindi chiaro che l’indicazione è particolarmente calzante per l’obiettivo che si vuole ottenere. Inoltre, ulteriore tassello essenziale è dato dal Capo II dal titolo “Attività economiche ecosostenibili” dove all’Art. 3 sono espressi i “Criteri di ecosostenibilità delle attività economiche”. Al fine di stabilire il grado di ecosostenibilità di un investimento, un’attività economica è considerata ecosostenibile se rispetta quattro princìpi di cui i primi due evidenziano che l’iniziativa deve contribuire in modo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi ambientali e al tempo stesso non deve arrecare un danno significativo a nessuno degli stessi obiettivi ambientali.
Partendo da una lettura attenta dell’Agenda 2030 e sovrapponendola con quella del Regolamento CE 852/2020 si ritiene possibile delineare gli obiettivi di sostenibilità applicabili a un’infrastruttura affinché questa possa essere definita sostenibile. Il primo riferimento è quindi la possibilità di verificare la correlazione tra i due strumenti.
Dall’Agenda ONU al Regolamento UE
L’esame della tab. 1, dove la coincidenza non è rigorosa ma ai fini della presente analisi appare sufficiente, consente di mettere in evidenza che in realtà per meglio considerare “sostenibile” un’infrastruttura occorre prendere in considerazione anche altri princìpi individuati da altri tre Goal dell’Agenda 2030. In particolare:
• Energia pulita e accessibile: assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni;
• Lavoro dignitoso e crescita economica: incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti;
• Città e comunità sostenibili: rendere la città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.
La differenza tra le due individuazioni è legata fondamentalmente al fatto che il Regolamento richiama i principi di “ecosostenibilità” mentre in realtà la sostenibilità, così come dettata dall’Agenda 2030, è più ampia e deve ricoprire anche le altre sfere legate agli aspetti sociali ed economici. Da queste analisi appare possibile determinare quelli che sono gli obiettivi di sostenibilità da prendere in considerazione per un’infrastruttura (tab. 2).
Definiti gli obiettivi è possibile individuare le azioni per progettare un’infrastruttura sostenibile. Ovviamente un’opera si compone di tanti elementi e le scelte di fondo che si eseguono già delineano di per sé le basi di un’opera sostenibile ma l’esperienza maturata nell’esame e nello sviluppo di questa classe di progetti mette in evidenza che questo non è sufficiente. Non si può affermare che un’opera è stata sviluppata secondo un progetto di “opera sostenibile” se non sono presenti due elementi dirimenti. Il primo è la redazione di una “Relazione di sostenibilità” ben impostata e redatta, il secondo ancor più dirimente è la presenza di un ulteriore elaborato progettuale che si definisce, solo per capirne lo spirito, “Abaco degli elementi di transizione” (fig. 2).
Elementi di transizione green
La Relazione di sostenibilità è stata introdotta come elaborato di progetto nelle Linee Guida del MIT, redatte dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, per i progetti PNRR e PNC e che sembra essere confermata e avvalorata anche dal nuovo Codice degli Appalti e di questo avremo modo di riparlarne al fine di organizzarci per sviluppare questo strumento strategico per la sostenibilità dell’opera. In questa sede l’attenzione vuole invece essere posta sull’Abaco degli elementi di Transizione.
La definizione progettuale oggi è sviluppata a livello di Progetto di Fattibilità Tecnico Economica ed è a questo livello che occorre trovare il riscontro delle azioni di sviluppo delle parti di opera che sono deputate a dar conto degli obiettivi di sostenibilità. Molti progetti ad oggi declamano obiettivi, buone pratiche, attenzioni ai criteri ambientali minimi ma, specie dove questi ultimi non sono obbligatori, l’impressione che si ha dall’esame del progetto definito sostenibile (e molte volte è molto più di un’impressione!) è che non vi siano gli elementi per renderlo tale.
Alcuni esempi per esplicitare il concetto. L’opera è dichiarata supportare la transizione energetica anche al fine di ridurre l’emissione dei gas climalteranti; si va a vedere il progetto della strada in tal senso progettata e non si trova nessuno schema in tal senso, gli impianti sono quelli classici, le fonti di approvvigionamento sono collegamenti a cabine primarie della rete di distribuzione, ecc. Non vi sono previsti, per esempio, impianti a energia solare o eolica associati alla strada, le barriere acustiche sono quelle classiche non implementate con sistemi energetici, le aree di servizio non hanno spazi dedicati a generare energia, ecc. Inoltre, ancor più grave dal punto di vista di chi scrive è che nei computi e nei capitoli di spesa non c’è neppure una voce di costo per tali elementi.
Come farà l’impresa a realizzare le opere finalizzate al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità se non vi sono le risorse? E se non ci sono nel PFTE dove potranno essere introdotte? E a mio modo di vedere non regge la controdeduzione a questa evidenza laddove si sostiene che nella vita dell’opera i vantaggi economici ripagheranno i costi iniziali, in quanto rimane il fatto che per poterli gestire vanno dapprima realizzati e senza le necessarie risorse da stanziare all’inizio non vedremo mai realizzati gli elementi di sostenibilità.
Altro tema classico e facile da evidenziare ma direi significativo per l’obiettivo delle presenti riflessioni è riferibile alle attività di cantiere. Un cantiere sostenibile, per esempio, è un cantiere dove si usano mezzi di nuova generazione elettrici, o dove si è abbandonato l’uso di generatori a gasolio a favore di sistemi di accumulo per l’alimentazione, per esempio, dei sistemi di illuminazione o ventilazione, ecc. E anche qui le imprese dove trovano le risorse per fare queste modifiche nella loro impostazione della realizzazione se non gli sono riconosciuti i costi? Qualche volta possiamo pensare di considerare questi elementi come premialità nelle fasi di gara di appalto, ma per quanto questo può andare avanti?
Quantificare la sostenibilità
Ed ecco, dunque, la proposta: implementare il PFTE con un nuovo elaborato di progetto che evidenzi, dimensioni e quantifichi gli oneri di quelle parti di opera necessari per dar conto della sostenibilità. Non serve ovviamente un elevato dettaglio ma credo sia sufficiente un abaco con delle schede che siano in grado di approfondire gli aspetti funzionali e il giusto livello tecnico, dimensionare le parti di opera della sostenibilità ed eseguire le valorizzazioni economiche da riprendere nei computi e nelle stime complessive per determinare il reale valore dell’opera da finanziare. Il tutto da portare avanti nelle varie fasi di sviluppo (fig. 3).
Scheda 1 | L’Agenda ONU
Un passaggio importante in campo di sostenibilità è la risoluzione adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 25 settembre 2015 nella sua 70a sessione dal titolo: “70/1. Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”. In essa si legge:
Dichiarazione. Noi, Capi dello Stato e del Governo e Alti Rappresentanti, riuniti al Quartier Generale delle Nazioni Unite di New York dal 25 al 27 settembre 2015 per la celebrazione del settantesimo anniversario dell’ONU, oggi abbiamo stabilito i nuovi Obiettivi globali per lo Sviluppo Sostenibile.
Preambolo. Quest’Agenda è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Essa persegue inoltre il rafforzamento della pace universale in una maggiore libertà. Riconosciamo che sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, inclusa la povertà estrema, è la più grande sfida globale ed un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile. Tutti i paesi e tutte le parti in causa, agendo in associazione collaborativa, implementeranno questo programma. Siamo decisi a liberare la razza umana dalla tirannia della povertà e vogliamo curare e salvaguardare il nostro pianeta. Siamo determinati a fare i passi audaci e trasformativi che sono urgentemente necessari per portare il mondo sulla strada della sostenibilità e della resilienza. Nell’intraprendere questo viaggio collettivo, promettiamo che nessuno verrà trascurato.
I 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile e i 169 traguardi che annunceremo oggi dimostrano la dimensione e l’ambizione di questa nuova Agenda universale. Essi si basano sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e mirano a completare ciò che questi non sono riusciti a realizzare. Essi mirano a realizzare pienamente i diritti umani di tutti e a raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze. Essi sono interconnessi e indivisibili e bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: la dimensione economica, sociale ed ambientale. Gli Obiettivi e i traguardi stimoleranno nei prossimi 15 anni interventi in aree di importanza cruciale per l’umanità e il pianeta.
“Soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura” è il diktat dei nostri tempi: per questo parliamo di infrastrutture sostenibili.
Scheda 2 | Dall’Agenda alle infrastrutture
Con lo scopo di individuare gli obiettivi di sostenibilità di pertinenza delle infrastrutture il percorso logico che si adotta è quello di selezionare innanzitutto quelli tra i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 che si ritiene validi per un’infrastruttura. Nello specifico:
1. Sconfiggere la povertà: porre fine a ogni forma di povertà nel mondo;
2. Sconfiggere la fame: porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile;
3. Salute e benessere: assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età;
4. Istruzione di qualità: fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti;
5. Parità di genere: raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze;
6. Acqua pulita e servizi igienico-sanitari:
6.1 Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua;
6.2 Garantire a tutti la disponibilità e la gestione delle strutture igienico-sanitarie;
7. Energia pulita e accessibile: assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni:
7.1 Energia pulita;
7.2 Energia accessibile;
8. Lavoro dignitoso e crescita economica: incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti;
9. Imprese, innovazione e infrastrutture: costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile;
10. Ridurre le disuguaglianze: ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra Nazioni;
11. Città e comunità sostenibili: rendere la città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili;
12. Consumo e produzioni responsabili: garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo;
13. Lotta contro il cambiamento climatico: adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze;
14. Vita sott’acqua: conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile;
15. Vita sulla terra: proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica;
16. Pace, giustizia e istituzioni forti: promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile, rendere disponibile l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficaci, responsabili e inclusivi a tutti i livelli;
17. Partnership per gli obiettivi: rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.