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Le meraviglie di Cassis

Luce, cultura, natura mozzafiato. Benvenuti nel lembo di Costa Azzurra, porta delle straordinarie Calanques, reso epico da Frédéric Mistral e amato da Brigitte Bardot

di FABRIZIO APOSTOLO 

La luce e le strade. Meraviglia e curiosità. La prima è quella di Cassis, poco prima di Marsiglia, Mediterraneo puro. È la stessa luce bramata e trovata dai giganti della pittura, lungo il solco che dalla Costa Azzurra più nota conduce da queste parti, l’ultimo lembo prima di immergersi nella maestà marsigliese. Le seconde le evocano, per esempio, le strade del borgo, molte delle quali hanno un doppio nome. Il motivo: non disperdere la memoria, anzi aggiungerne tasselli e fare dello spazio abitato  un piccolo grande, profondo museo. 

Un esempio tra i molti: “Via del Generale Bonaparte ex Via del Lastricato dell’Amore” (traduciamo). La vox populi dice che la strada – ed più che intuitivo immaginare da quali attività commerciali animata – fu bazzicata proprio dal celebre Corso, tra una conquista (militare) e l’altra. Oggi, queste e altre memorie sono custodite e disseminate dall’Associazione Le Drailles de la Mémorie, il cui sito web vi invitiamo a visitare (non perdetevi le gallery fotografiche da cui abbiamo ricavato anche noi gli scatti d’epoca di questo contenuto digitale).

Visione naturale continua

La luce di Cassis è quella della natura e, insieme, della cultura e della storia. La prima è quella che irradia il rosso Cap Canaille, vero e proprio landmark del luogo, visione continua se si sporge il capo sulla sinistra, con di fronte il mare. 

Si tratta di una delle scogliere marittime più alte d’Europa, con pareti a picco che raggiungono un’altezza di circa 394 m. La sua caratteristica tonalità rossastra, dovuta alle rocce calcaree miste ad argilla, crea un contrasto spettacolare con il blu del mare sottostante, rendendolo uno dei panorami più suggestivi della Costa Azzurra. E forse dell’intero pianeta. 

Per ammirarlo al meglio, vale anche la pena fare un giro lungo la Route des Crêtes, una strada panoramica (mozzafiato) che collega Cassis a La Ciotat. Per saperne di più, su questo e decisamente molto altro, l’invito è quello di navigare nei siti web delle istituzioni territoriali che – come accade non spesso ma sempre in Francia – sono attentissime alla migliore promozione dei loro tesori: l’Ufficio del Turismo, innanzitutto (clicca qui per raggiungerne il sito), ma anche il Comune, con le esse del logo che sembrano proprio strade, percorsi, inviti graditissimi a viaggiare (visita il sito).

Cap Canaille, promontorio dai toni di rosso autentico landmark di Cassis

In “montagna”, sul mare

Cassis è poi, anzi prima di tutto, la porta del parco nazionale delle Calanques, percorribile a piedi nelle sue nicchie più recondite e spettacolari. Si parte da Port-Miou, lunga insenatura vicino al centro, per poi raggiungere Port-Pin e toccare con mano il paradiso: una baia, lì, dolce e turchese. Ecco quindi la Calanque d’En-Vau, la visione della bellezza.

E la cultura? Qui, tra le altre cose, è evocata dalla statua di Calendal, il protagonista dell’omonimo poema epico scritto da Frédéric Mistral, illustre poeta provenzale. La statua, sul lungomare, rende omaggio a questo personaggio leggendario, un semplice pescatore di acciughe di Cassis che conquistò tesori, imperi e la luce del mare. 

Tuffo nel biondo bianco e nero

Infine, la storia, che potrebbe essere quella della Rivoluzione o della Liberazione. Noi ne scegliamo un’altra, quella della divina Brigitte Bardot, fotografata nel 1959 da Georges Menager nel porto di Cassis insieme al suo compagno dell’epoca, il cantante Sacha Distel

BB, peraltro, a quel tempo aveva manifestato l’intenzione di acquistare le rovine del castello, ma l’Arcidiocesi di Marsiglia, proprietaria dell’immobile, rifiutò la proposta. Senza quel gran rifiuto, forse, Cassis avrebbe potuto diventare una seconda Saint Tropez, il cui sapore, peraltro, ancora oggi emana anche qui, per la precisione nella pasticceria Le Tarte Tropézienne, che sfoggia il celebre dolce amato dalla biondissima attrice.

Un grazie a Étienne per le accurate e appassionate spiegazioni e ad Asia per la sublime scoperta.

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