Dalle nuove barriere in cls e acciaio alla Smart Road: il Made in Italy della società delle strade conquista Intertraffic 2022
Redazione VISIONJ
La sicurezza stradale secondo la società delle strade per eccellenza, ovvero Anas (Gruppo FS Italiane). In una sola parola: una priorità. Questo il messaggio, chiaro e netto, emerso anche nel corso della recente Intertraffic Amsterdam 2022, dove nel suo stand Anas ha illustrato ai visitatori della fiera internazionale le misure adottate in fatto di sicurezza passiva, puntando l’attenzione, per esempio, sulle nuove barriere spartitraffico in calcestruzzo, National Dynamic Barrier Anas (NDBA) oppure su quelle in acciaio progettate per condizioni estreme di installazione, uno status purtroppo ricorrente, contraddistinte dalle sigle H2 e H3 TS0.
Presso lo stand, i visitatori hanno potuto osservare da vicino il il TAP (Technology Access Point) e il TEG (Technology Energy Gate).
Proprio a Intertraffic Amsterdam abbiamo avuto l’opportunità di intervistare l’ingegner Nicola Dinnella, Dirigente Infrastruttura Stradale di Anas.
Ingegner Dinnella, quale messaggio ha portato Anas a Intertraffic 2022?
Quella della fiera internazionale di Amsterdam è stata un’occasione unica per presentare agli specialisti di tutto il mondo i buoni frutti del Made in Italy tecnologico, nel nostro caso nel campo stradale. A Intertraffic abbiamo portato, per esempio, le nuove barriere di sicurezza, in acciaio e in calcestruzzo, ma anche alcuni dispositivi high-tech – come il palo tecnologico – che contraddistinguono il progetto Smart Road. Si tratta di due esempi, tra i molti, di iniziative di innovazione al servizio della sicurezza stradale su cui Anas negli ultimi anni ha investito e investe moltissimo.
Ha detto bene: innovazione al servizio della sicurezza. Quanto la tecnologia può aiutarci, a suo avviso, per raggiungere l’agognato obiettivo della Vision Zero?
La questione è complessa, ma posso dire senz’altro che senza innovare non si può migliorare, ragion per cui l’innovazione va coltivata. Su questo non ci sono dubbi. In Anas questo è un punto forte, programmatico: lo strumento dell’innovazione ci aiuta a costruire una sicurezza plurale, quella riguardante l’ambiente strada, quella sul lavoro, ma anche la sicurezza dell’informazione. Tutto il meccanismo, tuttavia, deve essere perfettamente coordinato.
È un punto nodale, questo, da cui anche in Anas siamo partiti. Il nostro obiettivo iniziale e attuale resta sempre quello di creare dispositivi sempre più performanti che si configurino non come un punto di arrivo dell’intero percorso, bensì come un punto di partenza. Il senso è quello del limite, da superare costantemente. Come si fa? Con l’aiuto di tutti, prefigurando obiettivi comuni, primo di ogni altro l’aumento continuo degli standard di sicurezza su ogni genere di strada, al servizio di ogni tipologia di utenza. Un esempio? Il lavoro che è stato fatto e che stiamo facendo, in Anas, sui dispositivi salvamotociclisti.
Fattore sicurezza messo sempre e giustamente al centro della scena, dunque. C’è qualche altro key-factor su cui state lavorando in Anas?
Il più importante, insieme alla road safety, è quello della sostenibilità, anche in questo caso un obiettivo che l’innovazione può rendere sempre più raggiungibile. Stiamo lavorando molto e bene, per esempio, sull’impiego di materiali da riciclo per quanto riguarda il settore delle dotazioni di sicurezza stradale. Avremo modo di approfondire, perché sul tavolo c’è un’evoluzione necessaria e davvero epocale.