Vision Politics

Il tempo nuovo oltre gli slogan

Infrastrutture e manutenzione, un binomio al centro della vision di ANCEFERR basato sulle parole chiave responsabilità, qualità e formazione

Nell’ottobre 2022 si è svolto a Roma un importante convegno ANCEFERR, di cui abbiamo dato a suo tempo notizia (a questo link la rassegna stampa completa) che ha riunito alcuni tra i massimi protagonisti del settore per ragionare, in modo sinergico, su come dare concretezza e attuazione al “tempo nuovo” delle infrastrutture e della manutenzione. Riproporre e approfondire alcuni temi emersi nell’occasione, a partire da quelli sviluppati dal presidente Vito Miceli (nella foto sopra), ci sembra il modo migliore per delineare una prima cornice all’interno della quale si muoverà l’attività dell’Associazione in questo 2023, attività riguardo alla quale VISIONJ presto darà ulteriori notizie. Di seguito, riportiamo alcuni stralci tratti proprio dal discorso introduttivo del presidente ANCEFERR.

di VITO MICELI | Presidente ANCEFERR Associazione Nazionale Costruttori Edili Ferroviari Riuniti

Il nostro senso di responsabilità – ecco la prima parola che caratterizza l’operato delle imprese riunite ANCEFERR – deriva da ciò che rappresentiamo: 75 imprese su tutto il territorio nazionale, le maggiori e qualificate da RFI per l’esecuzione delle opere civili alla sede ferroviaria e alle gallerie su linee in esercizio; 2,5 miliardi di euro il bilancio complessivo annuo: lo 0,15% del Prodotto interno lordo; 3.000 i dipendenti assunti nelle nostre aziende.

Se a tutto questo si sommano i dipendenti tra fornitori, costruttori e manutentori di mezzi ferroviari la nostra realtà esprime un’occupazione di circa 6.000 dipendenti e un bilancio complessivo di filiera di 5 miliardi di euro: lo 0,3% del PIL. Numeri importanti che sono d’incoraggiamento a svolgere ancora meglio il nostro ruolo.

L’impresa di qualità

Dopo responsabilità, la seconda parola che vorrei consegnarvi, come logica conseguenza, è qualità. I fondi del PNRR stanno offrendo una grande opportunità alle aziende che non è limitata alle sole risorse economiche da impiegare, ma anche e soprattutto alle risorse umane da formare con competenze specifiche. È la via da tracciare secondo l’Agenda 2030 ONU, che ha posto questo obiettivo come 8° dei 17 Goal, quello cioè di “incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva, un lavoro dignitoso per tutti”. 

Un gran bell’obiettivo che però implica azioni, procedure, comportamenti e codici di condotta – nonché visioni strategiche a lungo termine – che non sempre sono dettati dalle leggi, più spesso sono rimessi ai comportamenti virtuosi dei singoli individui o di imprese che li pongono in essere. I fatti di cronaca degli ultimi due anni ci raccontano che è bastato che il Governo stanziasse 30 miliardi di euro di bonus per il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici residenziali, e solo nel secondo semestre 2021 sono nate 64 nuove imprese edili al giorno, per un totale di 11.600 a fine anno (dati ANCE). Sono imprese che, nascendo da un giorno all’altro, non hanno interesse ad esercitare buone pratiche – essenziali per garantire la sostenibilità e creare valore – bensì a incassare i soldi del bonus e sacrificano spesso la sicurezza, anche mediante l’impiego di lavoro a nero per assicurarsi il profitto […]. 

C’è chi in questi anni ha definito noi imprenditori “prenditori”. Ovvero quelli che approfittano degli aiuti offerti, che giocano al risparmio, che cercano sempre sconti e favori o commesse sicure, che sono restii a osservare le leggi e sono complici di una burocrazia che invece ingabbia la creatività imprenditoriale. La qualità di cui parlo distingue chi “prende” da chi “intraprende”. Noi imprenditori che viviamo la vita di impresa, che ci mettiamo in gioco, che rischiamo e che non abbiamo bisogno di campare “egoisticamente” sugli altri, noi che con grande forza, creatività e sacrificio produciamo ricchezza, e non la prediamo, abbiamo bisogno dell’incoraggiamento e del sostegno della politica prima e della legge poi. 

Dobbiamo essere tutti d’accordo nel chiedere a chi ci governerà nei prossimi anni di formalizzare un protocollo di qualità per attribuire a un operatore economico la qualifica, secondo la tipologia di attività. È nostra convinzione che l’esecuzione di lavori pubblici o anche privati, che però godono di contributi pubblici, debba essere eseguita da imprese qualificate che rispettino standard di comportamento e requisiti di base relativi alla capacità tecnica/produttiva e all’organizzazione aziendale, in funzione dell’opera da realizzare. 

La partita va giocata ad un livello più ambizioso. Sono necessarie specifiche condizioni per l’accesso alla professione: regole chiare e trasparenti; […] Siamo fermamente convinti che un’impresa di qualità oggi debba includere nella propria struttura operativa un settore dedicato alla progettualità, con personale che abbia competenze, requisiti di idoneità tecnico/professionale, specializzato e formato, per organizzare e coordinare le attività, per gestire gli aspetti documentali tecnici […]. 

Un’impresa di qualità deve avere una forza lavoro stabile perché significa che l’imprenditore ha investito sulla preparazione e sulla professionalità dei propri dipendenti. Un’impresa di qualità, oltre che dotarsi di tecnologie, uomini e organizzazione, deve far sì che tutte le attività produttive si svolgano in piena sicurezza, riducendo al minimo i rischi connessi alle attività per i lavoratori e l’ambiente. Un’impresa di qualità deve avere un curriculum aziendale nel quale un peso rilevante lo deve assumere proprio la storia aziendale. La qualificazione dell’impresa non può e non deve passare solo attraverso le “carte”, ma attraverso la reale capacità di creare lavoro e sviluppo sostenibile. Per il mondo delle costruzioni italiane la qualità deve radicarsi e diventare patrimonio di tutti. Bisogna che la legge riconosca incentivi e agevolazioni alle imprese virtuose […]  che garantiscano elevati standard di qualità e sicurezza.

RFI, Italferr, Anas

[…] Dobbiamo entrare in una nuova sfera in cui venga sostenuta la premialità costruendo un sistema che punti alla qualità, che sia inclusivo, in cui apposite misure incoraggino gli imprenditori a migliorare e ad ambire all’eccellenza. Non solo. Chi punta ad arrivare al vertice poi dovrà ambire a rimanerci. L’attribuzione di un miglior punteggio deve avere come logica conseguenza l’assegnazione di vantaggi economici. Come Associazione proporrei al nostro committente RFI di sottoscrivere insieme un Protocollo di intesa su trasparenza e legalità, che possa contribuire a un potenziamento della collaborazione, nell’interesse dei nostri rapporti bilaterali […].

Al mio interlocutore Italferr rappresento che il tessuto produttivo e industriale italiano e quello delle imprese di ANCEFERR si fonda su una rete di piccole e medie imprese, che sono quelle che registrano le maggiori difficoltà a competere con la complessa regolamentazione in uso presso Italferr per la gestione dei lavori. Per cui chiedo di valutare l’utilità di adottare procedure e regolamentazioni semplificate da utilizzare per la gestione esecutiva di lavori diversi dalle grandi opere. A nostro parere ne beneficerebbero sia l’opera che i suoi tempi di realizzazione; ne beneficerebbero anche tutte le imprese medio-piccole, performanti sotto il profilo realizzativo ma che non potendo permettersi una complessa organizzazione tecnico-legale-amministrativa, propria delle grandi imprese, spesso patiscono. L’infrastruttura stradale, e questo lo dico al mio interlocutore Anas, può avvalersi dell’esperienza e dei livelli qualitativi delle imprese ANCEFERR. L’esperienza nella qualifica ferroviaria ci ha dotati di un know-how di cui ne potrà trarre vantaggi anche l’infrastruttura stradale. […]

Per un’alleanza tra scuola e lavoro

Capitolo formazione. La scorsa primavera ANCEFERR ha firmato un accordo quadro con il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” per il corso di Laurea Professionalizzante in Tecniche per l’Edilizia, il Territorio e l’Ambiente (detto TETA), per favorire l’ingresso di giovani studenti presso le nostre imprese nel ruolo di lavoratori, e formarli nei nostri cantieri e nelle nostre aziende, perché conoscano dal vivo le nostre realtà con l’obiettivo primario di inserirli nei nostri organici una volta laureati. Il nostro è un impegno concreto. 

Anni fa si parlava di alternanza scuola-lavoro, io credo che oggi si debba auspicare un’alleanza scuola-lavoro; investire sul futuro di giovani tecnici è soprattutto un investimento sul futuro del nostro sistema Paese. […]. Il mondo delle costruzioni è in forte affanno per la sempre maggiore carenza di personale addetto: mancano operai avviati alla formazione, muratori, carpentieri, ferraioli, sondatori, addetti alle macchine operatrici, macchinisti e operatori di macchine su binario: […] è arrivato il momento di potenziare e specializzare le scuole edili perché forniscano alle aziende personale specializzato pronto ad assumere ruoli nei cantieri. 

Professione e inclusione

[…] Ci sono circostanze, eventi, congiunture, crisi, che peggiorano il quadro di una già non facile situazione delle imprese, in favore delle quali occorre individuare, insieme, una strategia. Lo stravolgimento del mercato del lavoro è determinato dai bonus edilizi e dalle assunzioni improvvise e massicce di tecnici da parte di enti e società pubbliche. La mancanza di un opportuno e contestuale piano di programmazione e regolamentazione ha di fatto sottratto agli operatori economici personale da essi stessi formato. Ne è prova la circostanza che un milione di persone nel 2021 si sono dimesse dalle imprese per migrare su nuove posizioni; questo processo di “migrazione diffusa” è continuato anche nel 2022. 

Tale stress prodotto al mercato del lavoro, in aggiunta, non ha per adesso determinato miglioramenti apprezzabili nei livelli di competenze nei nuovi ruoli. Questo fenomeno da un lato produce un indebolimento nell’organizzazione degli operatori economici coinvolti e, dall’altro, un impoverimento delle professionalità e competenze, perché servirà del tempo per formare nuove figure professionali e inserirle nel processo economico-produttivo; in più, non è detto che il pubblico ne tragga vantaggi […]. 

L’appello che quindi lancio è: promuoviamo e costruiamo insieme un nuovo mondo del lavoro, diverso, più evoluto, inclusivo, resiliente, professionalizzante e adeguato ai mutamenti della società. […] L’adozione di politiche adeguate sull’immigrazione di lavoratori e di figure professionali e professionalizzanti – al fine di regolamentare i flussi migratori, così come ha fatto la Germania con la Siria – non è solo solidarietà ma è inclusione. La principale forma di inclusione, oltre all’istruzione, è l’accesso al lavoro.

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