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Il primo tassello della Torino-Ceres

Aperto il sottopasso di corso Grosseto, emblema di un intervento ferroviario e stradale che avvicinerà l’aeroporto al centro dl capoluogo sabaudo

Redazione VISIONJ

Il 21 giugno scorso sono stati aperti, a Torino, 400 m di tunnel dove un tempo vi era l’impattante cavalcavia di corso Grosseto: due corsie per ogni senso di marcia in sottoterra per sgravare la superficie dal traffico e dallo smog, che hanno richiesto 4 anni di lavori gestiti da SCR Piemonte e un investimento regionale di 7,5 milioni di euro. 

Le prime auto hanno percorso il sottopasso dopo l’inaugurazione ufficiale alla presenza della delegazione della Regione Piemonte, con gli assessori ai Trasporti e Infrastrutture Marco Gabusi, ai Rapporti con Società a Partecipazione regionale Fabrizio Ricca e al Bilancio e Sviluppo delle attività produttive Andrea Tronzano, della Città di Torino con il sindaco Stefano Lo Russo e gli assessori alla  Manutenzione e Viabilità Francesco Tresso e al Piano dei Trasporti e Viabilità Chiara Foglietta.

Il sottopasso di corso Grosseto fa parte di un progetto più ampio, la cosiddetta Torino-Ceres, che permetterà il collegamento ferroviario diretto tra la città e l’aeroporto, atteso da decenni dal territorio e che, a breve, diventerà finalmente realtà. 

Nella sua veste di stazione appaltante – ha dichiarato il presidente di SCR, Domenico Coiro – SCR ha profuso ogni suo sforzo nello sviluppo tecnico-operativo dell’intervento, senza tralasciare nessuno degli aspetti che indicano attenzione per il territorio, nell’ottica di minimizzare gli effetti di questo maxi-cantiere e restituire alla Città e alla Regione un’opera dai molteplici effetti positivi. E ai suoi dipendenti che va il mio personale ringraziamento e l’apprezzamento per un risultato che non è scontato ma si può raggiungere solo con impegno, professionalità e serietà”.

Infrastruttura ferroviaria

L’opera complessiva di cui questo sottopasso fa parte è di grande complessità e consiste nella realizzazione di un’infrastruttura ferroviaria sotterranea lungo l’asse di corso Grosseto che consentirà nel breve termine il collegamento della linea Nord-Ovest con il passante ferroviario di Porta Susa in corrispondenza della Stazione Rebaudengo Fossata; in altre parole, la connessione dell’aeroporto di Torino con il centro della città. L’opera ha, inoltre, comportato la risistemazione superficiale di corso Grosseto, l’abbattimento del cavalcavia, il ridisegno di largo Grosseto e piazza Stampini, la realizzazione della fermata Grosseto nell’area mercatale di via Lulli.

Dati preziosi dalle macerie

La storia di questo intervento inizia quattro anni fa. Era il 29 settembre del 2017 quando la Società di Committenza della Regione Piemonte consegnava all’associazione temporanea di imprese Itinera SpA (mandataria) e Consorzio Integra (già CCC Società Cooperativa – mandante) le aree su cui sarebbe sorto il maxi-cantiere della Torino-Ceres, maxi per l’impatto sul territorio e sui cittadini, maxi per l’importo dei lavori, maxi per il ruolo sulla mobilità urbana.

Pochi mesi dopo, il 18 maggio 2018 il cantiere iniziava la sua fase più critica con la demolizione, a  cinquant’anni dalla sua costruzione, del cavalcavia di largo Grosseto – opera a cui, in epoca passata, era stato attribuito il nome di “autostrada a più piani”. 

Proprio dalle attività di demolizione del viadotto storico ha preso origine un progetto di ricerca peculiare e innovativo, BRIDGE|50, i cui membri sono Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Lombardi Ingegneria, SCR Piemonte, Regione Piemonte, Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Torino Nuova Economia, ATI Despe & Perino Piero, ATI Itinera & CMB (imprese esecutrici della nuova Torino-Ceres), Studio Ing. Luigi Quaranta.

Nel corso dei lavori di demolizione, nelle vesti di progettisti – spiega l’ingegner Carlo Beltrami, direttore tecnico di Lombardi Ingegneria – abbiamo proposto di costituire un gruppo di ricerca finalizzato allo studio dello stato di conservazione delle strutture in calcestruzzo del viadotto, dalle travi ai pulvini, giunte ormai a circa 50 anni di vita utile. Stiamo parlando di un’opera inserita per decenni in un ambiente urbano aggressivo e che ha conosciuto diversi fenomeni di degrado. Attuarne una sorta di collaudo finale, a seguito del suo smantellamento, può essere determinante per molteplici aspetti: verificare le ipotesi iniziali di progetto, conoscere l’effettivo comportamento delle strutture nel contesto e rispetto ai degradi subiti e raccogliere informazioni preziosissime per lo studio di altre opere dalle caratteristiche simili”.

Vai al sito web del progetto BRIDGE|50

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