Green VisionProgetto

Autostrada generatrice di paesaggio

La visione di Tecne (gruppo ASPI) per un nuovo modo di concepire le infrastrutture viarie al centro di un ciclo di incontri ad hoc. L’esempio dell’A1 tra radici e futuro green

 

UFFICIO STAMPA AUTOSTRADE PER L’ITALIA

Da ponti, viadotti e tunnel un nuovo landscape. Da tempo un’infrastruttura di qualità non è più soltanto un aggregato di materiali diversi, di cui conti solo la funzione specifica. Punta sempre ad essere qualcosa che lascia il segno: da guardare e godere, oltre che da utilizzare. Non fa parte del paesaggio: è essa stessa paesaggio, perché il paesaggio è la somma di natura e cultura. Negli ultimi tempi, è emerso inoltre come cruciale il precetto della sostenibilità: così, alle caratteristiche richieste si è aggiunta un’integrazione con l’ambiente circostante che sia non solo estetica e funzionale, ma che non lo danneggi. 

Le autostrade sono elementi generatori di paesaggio, a scala territoriale“, ha osservato Enrico Francesconi, Technical Leader Architecture & Landscape ed Engineering Coordinator in Tecne SpA, società ingegneristica del Gruppo Autostrade per l’Italia. Un’infrastruttura oggi dev’essere quindi funzionale, bella e sostenibile. Ciò che per il più importante concessionario autostradale non è mai stato un fatto banale. 

Per fare il punto sullo stato dell’arte nella progettazione e nella costruzione di infrastrutture, Tecne ha organizzato quattro incontri di formazione, intitolati “Infrastrutture lineari e paesaggio, così da far confrontare i propri dipendenti con il gotha dell’architettura europea più innovativa, oltre a ripercorrere quanto fatto dal gruppo ASPI in questi 20 anni. Francesconi ha parlato durante il secondo di questi eventi, organizzato in collaborazione con Arketipos (organizzatrice dell’annuale Landscape Festival) e teso a illustrare le best practice italiane ed europee nel settore. 

Governance paesaggistica europea

Così Jenny B. Osuldsen del celeberrimo studio Snøhetta ha spiegato come nel suo Paese, la Norvegia, siano stati proprio i governi a voler creare “un legame tra infrastrutture e narrazione, per percorrere strade scoprendo storie attraverso un fil rouge”. Proprio grazie al costruito, insomma, “i non luoghi diventano luoghi”. 

Tanto che Cesare Micheletti, fondatore di A²studio engineering, ha ricordato come in Svizzera siano in vendita cartoline che raffigurano una costruzione dell’uomo, il cosiddetto Ponte del Diavolo sulle Gole della Schöllenen, nella regione del Gottardo. E come più in generale le Alpi non loro complesso non abbiano un’identità riconosciuta fino al XVI Secolo: fino a quando, cioè, non sono state dotate di strutture per attraversarle. 

Ponti del Diavolo (Gottardo, Svizzera): esempio di integrazione tra paesaggio e infrastrutture

Autosole tra radici e futuro: itinerari e territori

Ma il paesaggio si può cambiare in meglio anche riportando la natura accanto alle infrastrutture già esistenti. Andreas Kipar, CEO dello studio Land, ha richiamato il progetto del Km Verde di Parma, che farà sorgere un corridoio alberato lungo gli 11 km dell’autostrada A1 che attraversa la città ducale, riforestando uno dei tratti autostradali più trafficati d’Europa. 

Quella stessa A1, meglio nota come Autostrada del Sole, che l’anno scorso ha compiuto 60 anni, e che ha prodotto diverse architetture pionieristiche conferendo una nuova identità ai luoghi in cui queste sono sorte: dalla Chiesa di Giovanni Michelucci al Viadotto Aglio (nell’immagine di apertura), all’Autogrill di Fiorenzuola d’Arda, il primo a ponte costruito in Europa. Fino ad abbracciare il sito archeologico di Lucus Feroniae, a Capena, dove la costruzione moderna dell’Autosole si integra con quella antica producendo un paesaggio senza soluzione di continuità storica.

Il Km Verde di Parma spiega perché si parli sempre più spesso di Nature Based Solutions, che la Commissione Europea ha definito uno “strumento utile a perseguire obiettivi quali l’incremento della sostenibilità dei sistemi urbani, il recupero degli ecosistemi degradati, l’attuazione di interventi adattivi e di mitigazione rispetto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della gestione del rischio e l’implementazione della resilienza”. 

Proprio perché le creazioni umane devono limitare i fenomeni naturali pericolosi, oggi potenziati dal cambiamento climatico, l’urbanista Herbert Dreiseitl ha esposto il concetto della “città spugna” che sfrutta il verde non solo per far defluire l’acqua, ma anche per immagazzinarla. 

Bellezza e piena sostenibilità

Il surplus che le infrastrutture debbono conferire alle aree in cui sorgono non è quindi solo economico, ma anche paesaggistico, sociale, relativo alla resilienza. Vale anche per quelle autostradali, che “possono supportare – ha aggiunto Francesconi – i territori che attraversano verso uno sviluppo che risponda alle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze: come dice il rapporto Brundtland per la World Commission on Environment and Development del 1987. Il progetto del paesaggio autostradale deve rispondere non solo a una richiesta di bellezza, ma anche garantire la sostenibilità preservando e accrescendo il capitale naturale”.

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