Paolo Luccini, CEO di Reway Group, ci spiega l’approccio di una squadra di player oggi in vetta alla “classifica” dei ripristini di infrastrutture viarie
di FABRIZIO APOSTOLO
Alla guida di Reway Group (MGA, Soteco e TLS Tecnologia Lavori Stradali), ovvero il più grande operatore italiano nel campo del risanamento di infrastrutture stradali e autostradali con oltre 450 addetti e una flotta, costantemente rinnovata, composta da oltre 200 mezzi operativi. Stiamo parlando di Paolo Luccini, che con il suo gruppo sarà in forze, tra le altre cose, a Visione Sicurezza Monza 2022, di cui è Gold Sponsor e il cui programma, sempre a proposito del mondo Reway, prevede anche un interessante laboratorio e, nella conference, un intervento di Giuseppe Carboni, Amministratore Delegato e Direttore Tecnico di MGA, dal titolo “Innovare innovando: interventi di risanamento strutturale nel contesto dei piani di Assessment gallerie”. L’abbiamo intervistato.
Dottor Luccini, iniziamo dalle fondamenta del “progetto Reway”, ovvero dalle aziende che compongono il gruppo e dal loro know-how consolidato. Ci può fare una panoramica sulle specificità storiche di MGA, Soteco e TLS?
L’azienda più storica del gruppo è MGA. La società ha iniziato l’attività nel 1995 specializzandosi nella manutenzione di gallerie per poi espandere l’attività anche ai viadotti pochi anni dopo. Da allora è sempre stata first mover nel settore: è stata tra le prime in Italia ad adottare la tecnica dell’idro-demolizione e oggi è all’avanguardia con macchinari robotizzati e materiali di nuova concezione. TLS nasce invece nel 2014 con l’obiettivo di andare a coprire una specifica nicchia del mercato: l’adeguamento sismico di ponti e viadotti. È una piccola realtà con un grande potenziale di crescita e vanta competenze e tecnologie ai vertici del settore. Soteco, infine, nasce invece nel 2016 con l’acquisizione di un ramo d’azienda di SPAI, società che vantava consolidate maestranze e brevetti. Soteco è specializzata nell’installazione di barriere di sicurezza, fonoassorbenti, e rifiniture illuminotecniche di gallerie, attività in cui vanta brevetti e innovazioni.
Come si è arrivati a Reway Group e come si esprimono le sinergie delle tre società all’interno del gruppo?
Negli ultimi anni le tre società hanno vissuto e stanno vivendo un periodo di crescita esplosiva. Reway Group, il più grande operatore italiano nel settore del risanamento di infrastrutture stradali e autostradali, è stata costituita per fornire a MGA, Soteco e TLS un assetto societario e manageriale unitario necessario per affrontare al meglio l’evoluzione di un settore in grande espansione sia in Italia sia all’estero e per supportare e mantenere i livelli di crescita di ciascuna società. Oltre a coordinamento e indirizzo strategico generale, Reway Group svolge inoltre per le società controllate servizi centralizzati di gestione finanziaria, gestione documentazione per gare, contabilità tecnica, gestione parco mezzi, procurement e gestione documentazione di sicurezza. Reway Group è diventata così l’unica realtà del settore in Italia in grado di offrire al cliente un servizio completo a copertura dell’intera catena di ripristino di ponti, viadotti e gallerie stradali e autostradali.
Per rispondere alla seconda parte della sua domanda, posso aggiungere che le tre società controllate da Reway Group godono di una naturale sinergia in quanto si specializzano in fasi diverse del ripristino delle opere. Soteco e TLS sono state costituite appositamente per sfruttare le possibilità di sinergie offerte dal mercato specializzandosi in lavorazioni complementari a quelle di MGA, offrendo così un servizio completo ai clienti. Oltre alle evidenti complementarità operative, la nascita del Gruppo sta favorendo anche lo sfruttamento di sinergie organizzative ed economie di scala.
Entriamo nel vivo della struttura di gruppo: quale valore aggiunto può portare, in primis all’impresa ma anche e soprattutto al settore delle infrastrutture, il “modello Reway”?
Reway è stata pensata per mantenere una struttura organizzativa volta alla flessibilità. Questo fattore distintivo ci permette di agire in velocità e con concretezza mantenendo elevati standard di sicurezza e qualità dei servizi. La nostra cultura volta al pragmatismo è ciò che ci distingue in un settore, quello delle infrastrutture, afflitto da ritardi e inefficienze nell’esecuzione di molti progetti.
Dal 2015 e con un’accelerazione post-2018 nel nostro Paese assistiamo a un aumento considerevole del “Maintenance Factor”, sia tra gli operatori sia nell’opinione pubblica. Ci troviamo nel cuore, cioè, di una nuova stagione della cultura della manutenzione. Condivide questo punto di vista? E se sì, in questo percorso che è tecnico ma anche culturale, a che punto si trova il nostro Paese?
Sicuramente il 2018 ha segnato un punto di svolta per le manutenzioni in Italia e le nostre società sono la dimostrazione dello sforzo che è stato messo in campo per adeguare e preservare le infrastrutture. Stiamo vivendo un momento in cui la manutenzione straordinaria è diventata all’ordine del giorno per via dello stato particolarmente deteriorato che le infrastrutture viarie avevano raggiunto. Proprio in considerazione della situazione in cui versano le infrastrutture italiane, le tempistiche per giungere a una completa ristrutturazione sono purtroppo ancora lunghe. Basti pensare che gli ingenti investimenti messi in campo dalle concessionarie autostradali sono ancora solo una piccola percentuale del totale, e che le strade di competenza comunale, provinciale, e regionale sono ancora molto indietro nel processo di manutenzione. I crescenti investimenti in attività di assessment e manutenzione costante denotano comunque un certo cambiamento culturale volto a evitare di tornare a situazioni che comportino pericolo per l’utenza.
Il suo punto di vista è prezioso per accendere i riflettori su alcuni aspetti che possono fare da motore di un miglioramento costante del fare opere infrastrutturali. Il primo è l’innovazione. Che ruolo ha la tecnologia in Reway Group? Come e quanto la sostenete? Ci può fare qualche esempio concreto?
La tecnologia ha un ruolo centrale nel nostro ambito. Come Reway l’anno scorso abbiamo investito 2,2 milioni in macchinari automatizzati. Considerando la specificità del settore in cui operiamo, spesso collaboriamo con i nostri fornitori per specifiche personalizzazioni sui mezzi. In generale questi macchinari permettono di avere gli operatori a distanza aumentando così la sicurezza sul cantiere oltre che l’efficienza. Alcuni esempi di queste attrezzature sono: ponteggi auto-sollevanti per lavorazioni in quota, fresa rotante robotizzata per la demolizione delle calotte delle gallerie, robot per idro-demolizione, robot per spritz beton, macchina “scava-aspira” robotizzata, martinetti con centralina computerizzata che permettono il sollevamento dell’impalcato in presenza di traffico.
Il secondo aspetto, non in ordine di importanza, è la sostenibilità ambientale, un obiettivo intrinseco alla buona manutenzione che lavora per la durabilità e, quindi, per l’ambiente. Anche in questo caso, come si inserisce l’attività del vostro gruppo nell’attuale contesto ad alto tasso di “green”?
Nonostante le difficoltà che il settore dell’edilizia incontra nel percorso verso la transizione ecologica e le specificità del nostro segmento di mercato, caratterizzato da molteplici siti di lavoro in costante movimento, Reway Group è impegnato sui temi della sostenibilità in tutte le aree in cui questo sia possibile. Oltre ad aver inserito specifici KPI nella selezione dei propri fornitori, il Gruppo lavora attivamente allo sviluppo di materiali che possano avere impatti ambientali positivi durante il loro utilizzo. Il pannello illuminotecnico sviluppato da Soteco, ad esempio, grazie alla sua superficie riflettente, è in grado di ridurre l’illuminazione necessaria nelle gallerie.
Anche nelle operations il Gruppo è impegnato nel ridurre l’impronta ambientale. Alcuni importanti esempi sono il recupero dell’acqua di scarto dell’idrodemolizione, che viene raccolta, depurata e riutilizzata, il filtraggio delle polveri della fresatura – spesso tossiche – che vengono catturate da appositi filtri, e l’utilizzo di impianti di recupero di materiali di scarto per il loro riutilizzo.
Chiudiamo il trittico con un altro driver cruciale, quello della sicurezza, nel caso specifico nei e dei cantieri. Come è cambiato il vostro “safety approach” negli ultimi anni e come operano le aziende Reway per sostenerlo e implementarlo?
La sicurezza è un tema centrale nelle nostre attività. Il benessere dei dipendenti – che sono il nostro più importante asset – è fattore critico per il Gruppo, che infatti sta attuando diffuse politiche di welfare aziendale per prendersi cura della salute dei propri dipendenti anche al di fuori del lavoro, e adotta politiche di flessibilità dell’orario – anche per gli operai – per garantire il corretto bilanciamento tra vita privata e professionale. Gli operai del gruppo sono costantemente formati e aggiornati sulle corrette procedure di sicurezza e sul corretto utilizzo dei macchinari. Le aziende di Reway vantano infatti importanti certificazioni.
Concludiamo con uno sguardo al futuro, ovvero agli interventi infrastrutturali in cui siete o sarete presto impegnati. Ci fa una mappa delle opere Raway in corso o in partenza al servizio del miglioramento delle nostre reti infrastrutturali?
Reway vanta un vasto portafoglio lavori per i prossimi 5 anni. Alcune delle commesse principali che ci vedranno impegnati nei prossimi mesi sono il ripristino della Galleria San Fermo e del Viadotto Baccheraia per ASPI (rispettivamente 16 e 8 milioni di lavori), il completamento del ripristino della Galleria Taviani per Anas (20 milioni) e l’installazione di barriere fonoassorbenti a Carrara per la SALT (4,5 milioni).