Vision History

Milano 1960, sfavilla il corrimano a luce radente

Quando le lampade tubolari fluorescenti illuminavano le strade della capitale del Boom

Redazione VISION

Ritorni al futuro. Per l’esattezza nel 1960, sul cavalcavia di viale Scarampo, a Milano, proprio dove la direttrice di viale Certosa si innesta sulle autostrade che fuoriescono dalla città. Siamo all’inizio del quinquennio chiave del Boom economico nazionale, epoca di fiducia, fermento e…lumi. No, non nel senso del caro e vecchio Illuminismo, ma in quello di soluzioni innovative di illuminazione funzionali all’aumento degli standard di sicurezza stradale, come si direbbe oggi. Nuove visioni, insomma, a cui la buona tecnica, a ben guardare, ha sempre aspirato.

Un nuovo sistema di illuminazione dei ponti: il corrimano luminoso a luce radente”. Questo il titolo di un articolo che VISIONJ ha scovato negli archivi della Biblioteca Digitale Lombarda, collezioni Touring Club Italianorivista leStrade, anno, per l’appunto, 1960 (navigate nell’archivio storico digitale).

Ci sembra, quasi quasi, di essere lì, con la DeLorean di Ritorno al Futuro, insieme all’autore del pezzo, Achille Meazza, che così narra:  “Le vecchie lampadine ad incandescenza, adoperate prevalentemente fino a qualche anno fa nella illuminazione stradale, costituivano un tipico centro di luce puntiforme…”. 

“…Le lampade tubolari fluorescenti hanno invece introdotto nel campo della pubblica illuminazione un nuovo eccezionale elemento decorativo: la linea luminosa

Achille Meazza, 1960

L’innovazione – prosegue la cronaca – si rivelerebbe un toccasana in quelle aree a forte urbanizzazione in cui sorgono come funghi viadotti e gallerie. Nelle metropoli del Boom, insomma, in cui a detta dell’autore “i vecchi impianti con gli antiestetici ed ingombranti lampioni si rivelano inadatti a queste nuove eleganti strutture a sviluppo prevalentemente lineare”.

“I vecchi impianti con gli antiestetici ed ingombranti lampioni si rilevano inadatti a queste nuove eleganti strutture (viadotti e gallerie stradali) a sviluppo prevalentemente lineare […] Occorreva dare continuità all’illuminazione”

La tecnologia prevede di “incorporare nel parapetto del ponte una serie continua di tubi fluorescenti in modo da sottolineare la struttura del manufatto con una linea continua luminosa durante le ore notturne, senza per questo turbare la linea estetica con ingombranti sovrastrutture durante il giorno. Questo filo luminoso si rivela essere anche un utilissimo mezzo di segnalazione dei limiti della strada, il cui andamento non potrebbe essere meglio sottolineato”.

Visibilità notturna, estetica diurna, sicurezza aumentata

Visibilità notturna, estetica diurna, delimitazione funzionale 7 su 7 e H24. In due parole: sicurezza aumentata. Grazie a un involucro di alluminio anodizzato contenete tubi fluorescenti con alimentazione veicolata da trasformatori incorporati nel parapetto del ponte stesso.

I punti di forza? L’altezza, di 1 solo metro dal piano carrabile…. E naturalmente la continuità di illuminazione: “Il veicolo non passa da zone più chiare a zone più scure durante la marcia, ma lungo la sua corsia di transito si trova sempre in una zona di uguale illuminazione senza continue e fastidiose alternanze di adattamento all’occhio dei vari livelli di illuminamento”. E quelli di debolezza? L’abbagliamento, dato che il primissimo Led  sarebbe stato sviluppato negli Usa soltanto due anni dopo, nel 1962. Quindi, anzi forse prima di tutto i costi, decisamente elevati, nonostante i pur gonfi portafogli del Boom.

DeLorean in movimento, ritorno al futuro, anno 2022. Un altro “tubo luminoso”, completamente diverso, ovviamente, da quello che VISIONha raccontato in questo articolo, sta portando “visione e sicurezza” in giro per le autostrade d’Italia. Si chiama GuardLED. Sono passati 62 anni. “Anni luce”, in fondo, se guardiamo all’evoluzione prodotta nel campo delle tecnologie e in quello della sostenibilità.

Leggi anche: “Il giro d’Italia (autostradale) di G-Light”

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