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Il nuovo mondo della road safety

Dalle politiche ONU sulla mobilità la spinta a rendere il nostro pianeta più sicuro, sostenibile e inclusivo

 

Redazione VISION

Alla fine dello scorso novembre, tra i numerosi e qualificati interventi del convegno “Obiettivo Zero Vittime” organizzato a Roma dallAnas e da PIARC Italia, con il patrocinio di importanti organizzazioni e associazioni del settore, ce n’è stato uno particolarmente accalorato e colmo di good vibrations. Quello di Luciana Iorio. 

Lei, in forza al nostro MIMS, già MIT e ancor prima Ministero dei Lavori Pubblici, è chairman, ovvero presidente, del Global Forum for Road Safety dell’UNECE, la commissione economica per l’Europa dell’ONU. Ha parlato di “Agenda 2030” e di come “costruire una mobilità sicura, sostenibile e inclusiva”. Tre aggettivi che esprimono concetti cruciali e tra loro, come vedremo, interconnessi.

Luciana Iorio, specialista di statura “global”, da anni porta all’attenzione della comunità tecnica – attraverso interventi a convegni, rubriche sui media specializzati e LinkedIn – il suo punto di vista (naturalmente planetario) sugli scenari del trasporto. Si occupa e scrive di tecnologie, di regole, di come equilibrare le prime e le seconde, e soprattutto di come passare dalle parole ai fatti, sprigionando una grande cascata di atti virtuosi che si deve costantemente alimentare fino a raggiungere tutti: dai primi agli ultimi. Anzi, meglio, dagli ultimi ai primi.

Iniziamo dal Global Forum che presiede: di cosa si occupa?

Nato nel 1950 come gruppo di lavoro UNECE per la prevenzione degli incidenti stradali, nel 1988 si è trasformato in un organismo intergovernativo del sistema ONU, l’unico che si occupa in via permanente di sicurezza stradale. Il nome Global Forum for Road Traffic Safety, invece, risale al 2017. Il Forum è custode degli strumenti giuridici delle Nazioni Unite (in particolare delle Convenzioni sul Traffico di Ginevra del 1949 e sul Traffico e la Segnaletica di Vienna del 1968) su questa materia, partecipa alla stesura della risoluzione biennale dell’Assemblea Generale “Improving Road Safety” (l’ultima A/RES/74/299) e ai grandi eventi della Decade of Action.

A proposito di “Decade of Action”, siamo entrati nel vivo del decennio con obiettivo fissato al 2030: una data simbolica, vista anche l’Agenda 2030, per l’appunto, dell’ONU…

Nel contesto dell’Agenda 2030 il Forum segue l’implementazione dei Target 3.6 e 11.2, ovvero sicurezza stradale e qualità degli ambienti urbani. Il punto sostanziale, tuttavia, è che l’approccio alla road safety è oggi fortemente legato a tutti gli obiettivi delle Nazioni Unite, a partire alla volontà di implementare un progresso che non sia meramente economico, ma soprattutto sociale.

La mobilità sicura, in pratica, deve essere prima di tutto strumento di crescita, di qualità della vita e naturalmente di sostenibilità, per tutti, secondo il concetto del “No one left behind”.

Quali sono gli strumenti operativi a disposizione dell’attuale Decennio per la sicurezza?

Sono il Forum, naturalmente, quindi dal 2018 l’UN Road Safety Fund, un fondo dedicato esclusivamente alla sicurezza stradale, che ha un ambasciatore d’eccezione: l’Inviato Speciale delle Nazioni Unite per la road safety Jean Todt. Last but not the least, il Global Plan for the Decade of Action for Road Safety 2021-2030.

“Alle radici e alle ali, che per Hodding Carter erano le sole due cose durature che possiamo lasciare ai nostri figli, oggi dobbiamo aggiungerne una terza: un pianeta sano in cui vivere”

Sicurezza, sostenibilità, inclusività e… tecnologia

Prima di spendere qualche parola in più sugli altri termini della nostra triade di partenza – “sicurezza”, “sostenibilità” e “inclusività” – apriamo una partentesi sulla tecnologia: come ci si prepara, globalmente, all’avvento delle Smart Road e dei veicoli autonomi?

Dal nostro punto di vista ci si prepara affrontando questi temi ,in funzione dei futuri aggiornamenti dei trattati, considerandone ogni sfaccettatura e attuando un lavoro lungo e complesso che tenga conto di una visione globale che, in estrema sintesi, sappia rendere il principio di responsabilità sempre chiaramente identificabile. È un principio di vita civica, autentico architrave sociale: ed è anche un principio di protezione per tutti gli utenti, in particolare quelli vulnerabili, e qui torna il tema dell’inclusività.

E la sostenibilità ambientale?

È interrelata alla sicurezza e l’universo ONU lo attesta in modo emblematico. Pensiamo proprio agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, il nostro faro insieme alla Decade of Action. Sul piano culturale, tuttavia, posso anche ricordare che alla celebre frase di Hodding Carter (“Ci sono solo due cose durature che possiamo lasciare ai nostri figli: le radici e le ali”) oggi dobbiamo aggiungerne una terza: un pianeta sano in cui vivere. In altri termini: non esiste un Pianeta B, convincetevi, anche se avete un posto sulle navette di Branson e Musk. Finito il giro di giostra, poi tutti giù per terra. La conclusione: occorre strutturare coerentemente il tema della mobilità anche e soprattutto guardando alla sostenibilità.

Sicurezza e ambiente su scala mondiale, dunque. Abbiamo otto anni per raggiungere gli obiettivi prefissati. Ce la possiamo fare?

Lo spirito è quello giusto in quanto, come ho ricordato, basato su un approccio olistico (ambiente, qualità della vita, progresso sociale…), che anche dal punto di vista trasportistico non trascura nulla: continui miglioramenti nella progettazione di strade e veicoli, migliori politiche e legislazioni agili per ottimizzare i vantaggi della tecnologia automotive, ma anche attenzione alla promozione della mobilità dolce e alternativa, l’andare a piedi, in bicicletta e l’uso del trasporto pubblico. Tuttavia, per dirla con Roosvelt, “mai prima d’ora abbiamo avuto così poco tempo per fare così tanto“. E allora dobbiamo darci dentro, agire con determinazione e impegno per nutrire di forza operativa le raccomandazioni del Global Plan.

Suggerimenti operativi per tagliare il traguardo di un mondo più sicuro, sostenibile e inclusivo?

Forse una proposta per ognuno degli anni che ci separano dall’iconico 2030: otto impegni. Eccoli: una mobilità sicura e abilitante (1) che tenda a una una migliore qualità della vita (2). Lotta dura a tutte le forme di povertà e privazione fisica e morale (3). Accesso alle opportunità per realizzare le aspirazioni generazionali (4). Accesso alle cure medicali (5). Garantire infanzie da ricordare a tutti i piccoli vulnerabili del mondo (6). Fattibilità di tecnologie digitali vantaggiose per tutti (7). Un impiego delle risorse misurato, in cui la domanda venga calibrata su quanto serve al global good e non al mercato, il che significa piena sostenibilità nel presente e nel futuro (8). 

In una formula (auspichiamo magica)?

Einstein diceva: “Non mi piace il futuro, arriva sempre troppo presto”. Per affrontarlo a dovere, occorre mettere in campo meno “ego” e più “noi”. Il nostro fine: costruire insieme un nuovo modo di vivere, per un nuovo mondo da vivere. 

L’intervistata

Specialista “global” in materia di sicurezza stradale, LUCIANA IORIO, in forza al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS), nonché presidente del Global Forum for Road Traffic Safety dell’UNECE, da anni porta all’attenzione della comunità tecnica – anche attraverso interventi a convegni, rubriche sui media specializzati e LinkedIn – il suo punto di vista (planetario) sugli scenari del trasporto.

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