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Il futuro in carreggiata

Assemblea Anceferr ieri (14 novembre) a Roma, con MIT e RFI. Una strategia comune per andare oltre il 2026. Sotto il segno del lavoro, della formazione e della sicurezza

Redazione VISIONJ

Si è svolta ieri, 14 novembre, a Roma, l’Assemblea annuale di Anceferr, Associazione nazionale delle imprese di costruzione ferroviaria, sotto il titolo “Infrastruttura ferroviaria e PNRR, l’Italia sui binari della crescita”.  Cosa succederà alle imprese, che hanno investito e oggi sono più forti e operative che mai, una volta concluso il PNRR? Chiediamo alle istituzioni di pianificare per tempo una strategia che vada oltre il traguardo 2026. Un orizzonte chiaro per il futuro e siamo a disposizione per fornire il nostro contributo a un tavolo di lavoro operativo”. 

L’Assemblea si è aperta con questa richiesta del presidente Anceferr, Vito Miceli che, nella sua relazione, ha evidenziato le priorità per il settore: una pianificazione strategica post-PNRR; una modifica dell’attuale sistema della patente a punti nella direzione della qualificazione dell’impresa; una collaborazione sempre più stretta con RFI anche sui temi della formazione; il rilancio del lavoro sul cantiere con lo sguardo alle giovani generazioni e al Governo la sollecitazione sulla proroga delle misure per il caro materiali, contenute nel Decreto Aiuti, senza cui sarebbero a rischio i cantieri appaltati entro fine 2021. 

Collaborazione Anceferr-RFI

Il presidente Miceli ha dichiarato a fine mattinata: “La risposta positiva dell’Ad Strisciuglio alle nostre richieste ci incoraggia sul proseguimento del nostro lavoro. Dobbiamo evitare che l’enorme potenziale creato in questi anni vada disperso. Si rischiano gravi conseguenze per il settore e l’occupazione”.

All’evento hanno preso parte il Viceministro a Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, il giudice emerito della Consulta, Sabino Cassese, l’amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, Gianpiero Strisciuglio. La mattinata si è conclusa con una tavola rotonda animata da una rappresentanza delle imprese di settore (Ance, Asicaf, Aniaf, Antfer) e dei sindacati di categoria (Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil). Il pomeriggio è stato dedicato agli approfondimenti tecnici, con seminari tematici, realizzati in collaborazione con CIFI, il Collegio ingegneri ferroviari italiani.

Rendere le opere resilienti

Il cambiamento climatico impone la progettazione e realizzazione di opere che siano resilienti”, ha chiarito il Viceministro Rixi. “Buona parte della nostra infrastruttura ferroviaria – ha aggiunto – è vecchia e ha problemi di vario tipo. In un territorio come il nostro, geologicamente e morfologicamente complesso, il costo medio di una ferrovia è molto più alto che in altri Paesi. L’aumento dei costi delle materie prime è un tema che colpisce anche questo settore. Oggi l’Italia sta passando da una fase di manutenzione della rete a una forte riorganizzazione per affrontare le sfide del futuro”.

Entrano nel merito dell’andamento del PNRR le parole dell’Ad di RFI, Gianpiero Strisciuglio: “RFI ha un ruolo centrale nell’attuazione del PNRR, con interventi per circa 22 miliardi di euro. Possiamo affermare con soddisfazione che oltre l’83% di questi fondi è già stato impegnato in progetti che riguardano sia la costruzione di nuove opere sia il potenziamento dell’infrastruttura esistente. Stiamo rispettando le scadenze previste, devo dire anche grazie alla tenacia delle persone di Rfi e delle tante imprese che ogni giorno, insieme a noi, danno un contributo decisivo al cambiamento del Paese”, ha evidenziato.

La realizzazione delle infrastrutture – ha detto Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, intervistato in merito all’uscita del suo ultimo volume, ‘Varcare le frontiere’ è il risultato della capacità amministrativa dello Stato. Le democrazie mature devono curare una pluralità di interessi in conflitto tra di loro e questo richiede capacità di gestire la complessità. E per gestire la complessità bisogna essere capaci di ‘varcare le frontiere’”.

Gianpiero Strisciuglio, AD e DG di RFI Rete Ferroviaria Italiana

Relazione Anceferr: i passaggi chiave

Riportiamo i passaggi chiave della Relazione del presidente Miceli. Una pianificazione per il dopo PNRR. “Con i numeri in crescita, l’indotto che offre lavoro ad almeno 30mila persone, generando quasi un punto di Pil, le nostre imprese impegnate nei cantieri ferroviari rappresentano una realtà preziosa per la crescita sociale ed economica del Paese. Realtà strutturate e qualificate che costituiscono l’eccellenza del settore, aperte al dialogo con il governo e al confronto costruttivo con istituzioni e sindacati, nella piena consapevolezza del proprio ruolo a livello nazionale e internazionale. Cosa succederà a queste imprese, che oggi sono più forti e operative che mai, una volta concluso il PNRR? Chiediamo alle istituzioni di pianificare per tempo una strategia, un orizzonte chiaro per il futuro. Dobbiamo evitare che l’enorme potenziale creato in questi anni vada disperso. Le imprese stanno dimostrando di poter crescere e innovare, ma ora è necessario un nuovo programma che garantisca stabilità e continuità oltre il 2026. Siamo a disposizione per fornire il nostro contributo a un tavolo di lavoro operativo con le istituzioni e il committente”. 

Patente a punti: oggi crea nuova burocrazia, l’associazione chiede la qualificazione delle imprese e un registro. Per il presidente Anceferr “il sistema di patente a punti, introdotto con il decreto 19/2024 per aumentare la sicurezza sui cantieri, al momento, si concretizza in un mero sistema di decurtazione e recupero di crediti tramite corsi di formazione, piuttosto che in uno strumento di innovazione, perché impone alle imprese un eccessivo carico burocratico senza apportare reali benefici. Inoltre, il sistema esenta le imprese più qualificate, ma richiede comunque loro di monitorare la regolarità dei subappaltatori, imponendo un onere amministrativo eccessivo per chi già opera secondo elevati standard di sicurezza”. Come imprese qualificate del settore edile ferroviario “ci aspettavamo altro. Credevamo si potesse finalmente realizzare un meccanismo in grado di far emergere le criticità del settore edile, attraverso per esempio un sistema di verifiche sulle imprese riguardo a: sostenibilità finanziaria, competenze tecniche certificate, personale assunto, mezzi, attrezzature e tecnologie adottate, curriculum e storia, ma anche il livello di formazione specifica del personale nel rispetto degli obblighi normativi”. Anceferr da tempo chiede la creazione di un “registro pubblico delle imprese di costruzione. Un ‘casellario’ con tutte le informazioni che qualificano l’azienda”.

Sempre più forte collaborazione con RFI, mantenere alto il livello di qualità.  Il presidente ha poi evidenziato il ruolo di Anceferr come partner di RFI, proponendo la creazione di percorsi formativi specifici per la certificazione delle competenze tecniche richieste nel contesto ferroviario. “Ci aspettiamo da RFI una revisione volta a elevare il livello qualitativo dei sistemi di qualifica, ma mantenendo fede al principio che le imprese che eseguono lavori in presenza di esercizio ferroviario devono essere altamente specialistiche. Non possiamo permetterci di abbassare i requisiti per l’accesso al sistema di qualifica per chi opera in cantieri complessi e ad alto rischio”, ha dichiarato il presidente. Il tema della formazione dei giovani è strategica, per cui Anceferr si propone come “scuola di cantiere” per la formazione di tecnici e operatori qualificati, in collaborazione con RFI che possa certificare le competenze. 

Proroga Decreto Aiuti per il caro materiali, si rischia paralisi cantieri. Da Miceli infine, un appello a governo e Parlamento perché con la prossima legge di bilancio si intervenga a sciogliere definitivamente l’interrogativo sulla proroga del Decreto Aiuti, “strumento indispensabile, che sinora ha reso possibile portare avanti i lavori in corso, travolti da aumenti eccezionali dei prezzi e che va prorogato anche per il 2025, pena il rischio di un blocco dei cantieri, a partire da quelli del PNRR. La misura finora ha assicurato la prosecuzione dei lavori appaltati nel periodo Covid, con la firma di accordi economici precedenti al 31 dicembre 2021, oggi non più sostenibili. Senza il Decreto aiuti e senza misure adeguate, sarebbe insostenibile continuare a lavorare. In alternativa, chiediamo altri meccanismi che consentano l’adeguamento dei contratti di appalto alle nuove esigenze attraverso una riprogrammazione dei lavori in corso, o la definizione di una exit strategy, una via di fuga consensuale per le imprese, per esempio, accordando lo scioglimento dei contratti senza contenziosi”.

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