Focus ONGreen Vision

CAM, istruzioni per il buon uso

Il report completo del workshop con tavola rotonda sui “criteri minimi stradali” organizzato a marzo da Valli Zabban e Sintexcal a Bologna. Numerosi i gestori

Redazione VISIONJ

Il cantiere segue il progetto, e con esso i suoi princìpi ispiratori, ed è aperto, apertissimo, nonché, più che mai, in attività. Nonostante, come è tipico di tutti i cantieri che si rispettino, l’insorgere di qualche “tribolazione” o, in altri termini, “necessità di aggiustamento”. Il cantiere in questione è quello dei CAM Strade, i Criteri Ambientali Minimi per le infrastrutture viarie diventati obbligo di legge (decreto MASE) dal dicembre dello scorso anno. Per fare il punto della situazione sui suoi primi passi attuativi, due operatori del settore a cultura tecnica particolarmente avanzata quali sono Valli Zabban e Sintexcal (entrambe aziende del Gruppo Tonon), il 19 marzo scorso hanno riunito a Bologna ben 250 tecnici del settore, in buona parte in rappresentanza di PA, per ragionare insieme sul titolo-tema “CAM Strade, istruzioni per il buon uso”, e provare a rispondere a una domanda: quale contributo gli specialisti delle pavimentazioni possono apportare al comparto per far sì che il passaggio dalle eco-norme alla nuova cultura operativa green, propiziata dalle medesime, possa essere favorito al massimo grado?

Alzare l’asticella

Prima di cimentarci in qualche tentativo di risposta, va detto che l’evento bolognese – costituito da un workshop con tavola rotonda moderata da VISIONJ – ha saputo riunire (quasi) tutte le anime coinvolte nella partita (mancava “solo” la sfera politica) e, in particolare, i gestori, che hanno interagito con progettisti, imprese, produttori, nonché con il mondo associativo rappresentato dal SITEB, che ha concesso il patrocinio al “CAM Day”. Tra i punti di sintesi condivisi, possiamo citare, in primo luogo, i seguenti: l’entrata in vigore dei CAM Strade rappresenta senza dubbio un’opportunità per alzare, finalmente, l’asticella della qualità, nonché della diffusione della medesima, in un campo nevralgico ma a tratti troppo trascurato quale è quello delle pavimentazioni stradali; la durabilità, inoltre, si attesta (anche qui finalmente, potremmo dire) come un fattore determinante di sostenibilità, da porre come grande obiettivo da raggiungere, per esempio raffinando la cura progettuale ed esecutiva per il sistema-pavimentazione, che va inteso come struttura in cui ogni dettaglio è portatore di valore.

Altri punti emersi: i CAM Strade devono essere “usati” come uno strumento conoscitivo e insieme operativo, rappresentando una lente utile, innanzitutto, a decifrare gli standard di sostenibilità di partenza e a fissare un roadmap funzionale all’upgrade dell’opera stradale; per entrare nel vivo del processo e renderlo il più possibile virtuoso, occorre che proceda speditamente anche il “cantiere nel cantiere” rappresentato dall’aggiornamento dei capitolati, in chiave green, da parte delle stazioni appaltanti.

Approccio di filiera

I CAM Strade, dunque, alla prova dei fatti. O del buon uso, secondo un’accezione che parte dalle scelte progettuali e approda all’applicabilità “di squadra”, di filiera. Dopo l’introduzione a cura del SITEB, per voce del suo direttore Stefano Ravaioli, e uno scenario più che dettagliato dedicato al metodo CAM e alle tecniche da coltivare per raggiungerne gli obiettivi tratteggiato da Maurizio Bocci, Professore Ordinario Strade Ferrovie e Aeroporti (fuori ruolo), la tavola rotonda ha ulteriormente approfondito la materia portando all’attenzione dell’ampia platea i punti di vista e le esperienze di gestori, progettisti, imprese, produttori di materiali e tecnologie.

Tra gli ambiti di discorso in maggior evidenza proprio la messa a punto di nuovi capitolati speciali d’appalto ed elenchi prezzi che recepiscano le indicazioni e prescrizioni CAM, le connessioni attivabili con PNRR e tassonomia europea, il ruolo delle scelte della progettazione, che deve essere sempre più specializzata, la nobilitazione del sistema pavimentazione, da innervare di crescente LCA, il contributo imprescindibile di ricerca, produzione e  attività d’impresa in termini di innovazione sostenibili, nonché cultura dei controlli

I protagonisti

Tavola rotonda, la parola ai protagonisti. Ovvero Claudio Arcovito, Responsabile Sostenibilità Anas (Gruppo FS Italiane); Giacomo Cuciniello, Business Unit Ingegneria e Realizzazione Autostrade per l’Italia; Claudia Di Sano, RUP interventi PNRR Ponti di Calatrava Comune di Reggio Emilia; Maurizio Martelli, Dirigente Servizio Progettazione, Costruzioni e Manutenzione Strade Città Metropolitana di Bologna; Fabio Picariello, Direttore Tecnico Pavenco Pavement Engineering Consulting; Luciano Lunardi, Direttore Tecnico Sintexcal SpA; Massimo Paolini, Direttore Tecnico Tecnologie Stradali Valli Zabban; Claudio Molin, Direzione Tecnica Autostrade Alto Adriatico.

Grande gestione

Tra gli aspetti fondamentali della nuova stagione segnata dai CAM Strade spicca il tema della creazione di competenze specifiche, attraverso iter formativi esterni o interni alle aziende. Anas, ha rilevato Arcovito, ha impostato il cammino proprio su questi momenti di formazione interna specifica, istituendo un gruppo di lavoro ad hoc e lavorando alle modiche del capitolato speciale d’appalto delle pavimentazioni, di prossima emanazione (contestualmente ai nuovi elenchi prezzi): “Apprezziamo il fatto  ha detto – che i CAM Strade si fanno portatori di un approccio olistico, che coinvolge tutta la filiera, dalla ricerca alla gestione, dalla progettazione all’impresa. E soprattutto di meccanismi che vanno a mettere ordine in determinate questioni, pensiamo a quella del recupero del fresato. In Anas, per esempio, stiamo lavorando molto sia sulle pavimentazioni a bassa emissione acustica sia sulle basse temperature di lavorazione dei conglomerati bituminosi. Con alcune imprese stiamo già dialogando utilizzando il ‘linguaggio CAM’”. 

Il filone della messa a terra, in misura sempre più importante, di tecnologie pro-sostenibilità frutto di R&D è seguito, naturalmente, anche da Autostrade per l’Italia, altro punto di riferimento per molti gestori di strade. Il suo sforzo è stato rivolto anche a rendere il documento CAM Strade il più possibile aderente alla realtà delle situazioni in essere. Cuciniello, da parte sua, ha confermato che l’introduzione dei criteri di sostenibilità, sia nelle manutenzioni sia nelle nuove opere ASPI, è in atto, nonostante i cambiamenti di impatto sui quadri economici. Così come permane decisamente vitale la sfera tecnologica, essendo i CAM, come è noto, propulsori di buone pratiche e circoli virtuosi in chiave tech. Ci collochiamo, in ogni caso, in un’epoca che è definibile green solo in embrione, essendo ancora molto lunga la strada da compiere: ad oggi la sostenibilità non è ancora equiparabile a un vero e proprio driver. E domani? Con coesione e sforzi di sistema è possibile, rileviamo noi, che il quadro possa cambiare.

Durabilità e contesti

Lo sguardo della e sulla gestione è quindi proseguito attraverso le testimonianze di Autostrade Alto Adriatico, concessionaria pioniera in materia di durabilità stradale: “Se riusciamo a creare una struttura stradale durevole – ha detto Molin – abbiamo già limitato tutti gli inconvenienti ambientali. Per raggiungere questo duplice obiettivo, diventa fondamentale l’approfondimento tecnico, che orienta le scelte, riguardante tutti i componenti del sistema-strada: dagli aggregati agli additivi. Si tratta di un approccio lungimirante, che la nostra concessionaria ha iniziato ad adottare qualche decennio fa. Un risultato tangibile, oggi? Per esempio, la piena funzionalità, sulla nostra rete, di pavimentazioni messe su strada 20 anni fa. Quello che oggi è importante fare è cercare di mettere in rete le buone norme con il buon senso, considerando le prime come un’occasione di miglioramento che tuttavia non deve prescindere dall’apporto del secondo”. 

A seguire, la testimonianza di Città Metropolitana di Bologna, circa 1.200 km di strade in gestione, che ha aperto una finestra sulla priorità del road management in contesti territoriali fragili, si pensi alle alluvioni e, più in generale, ai dissesti idrogeologici. Da segnalare, l’esperienza acquisita dall’ente, per esempio, in materia di CAM Verde (parchi, ma anche pertinenze stradali quali i fossi di guardia), documento collocabile nello stesso frame dei CAM Edilizia prima e dei CAM Strade ora. 

Infine, un caso peculiare di cui ci siamo già occupati in passato: quello del Comune di Reggio Emilia, gestore “allenato” alla cultura CAM Strade grazie al fatto di esserci cimentato, in tempi recenti, in importanti interventi PNRR, per esempio riguardanti i celebri ponti di Calatrava. “Abbiamo imparato ad applicare i concetti ambientali – ha evidenziato Di Sano – proprio nell’ambito degli interventi PNRR, che implicavano l’applicazione del principio comunitario DNSH. Siamo sul medesimo terreno di economia e tecnologia circolare. Un aspetto da sottolineare è poi l’applicazione dei criteri di sostenibilità non solo all’esecuzione e all’eseguito, ma anche alla cantieristica, che abbiamo dovuto gestire applicando la logica del minimo impatto, ovvero, anche in questo caso, che non apportasse  danni aggiuntivi all’ambiente. È stata, sicuramente, una sfida importante, che ci ha preparato ai CAM, uno strumento regolatorio da impiegare in tutto il percorso che va dal progetto al controllo”.

Progetto e impresa

A proposito di progetto, i CAM Strade stanno introducendo nella pavimentazione, assurta a campo di applicazione paradigmatico, la figura – finora piuttosto rara – del pavement engineer. Se il progettista – ha chiosato Picariello – nasce tecnico e a un certo stadio di evoluzione deve cimentarsi con le questioni economiche, “la nuova sfida formativa diventa proprio quella ambientale, da accompagnare a un’attenzione crescente alle metodologie LCA”. Il concetto ambientale entra così nel raggio di azione del progettista, così come la figura dello stesso progettista entra in quello delle pavimentazioni, da rendere più sostenibili proprio grazie al suo apporto. Ancora una volta la sostenibilità porta in dote l’aumento, quantomeno auspicato, degli standard di qualità dell’opera costruttiva.

La qualità, tuttavia, non può prescindere dall’apporto dell’impresa, protagonista in stabilimento e in cantiere di questa stagione di cambiamento. Sintexcal, a questo proposito, si presenta come un caso particolarmente virtuoso, che arriva alle soglie dell’epoca CAM Strade forte di un’esperienza specifica di lunga data: “Notiamo ancora un gap formativo diffusa in materia CAM – ha rilevato Lunardi – che sarebbe auspicabile la politica colmasse attraverso misure ad hoc. Un punto nevralgico su cui occorre fare sistema e porre attenzione è quindi quello del cambiamento di paradigma: la manutenzione stradale sostenibile deve essere sempre più orientata alla durabilità e, dunque, a interventi di profondità. Da parte nostra, da anni sperimentiamo innovazione che sostiene l’ambiente, sia dal punto di vista impiantistico-produttivo sia da quello dell’esecuzione delle pavimentazioni. Per esempio, ma potremmo farne anche molti altri, nel campo dell’abbassamento delle temperature di produzione e stesa. Accogliamo dunque positivamente i CAM alle cui prescrizioni siamo pronti. In generale, dal punto di vista della loro applicabilità nella produzione di conglomerato bituminoso, va tuttavia posta attenzione alle differenze di situazioni e territori, pensiamo per esempio alle coperture o a determinati vincoli a cui sono   soggetti alcuni impianti. Anche qui, la norma deve andare di pari passo con il buon senso”.

Il ponte Nord di Calatrava a Reggio Emilia al tempo del cantiere della nuova pavimentazione

Materiali e tecnologie ESG

Dunque la cultura tecnica CAM, esempio concreto (e cogente) di ESG stradale, non si improvvisa, ma deve affondare le proprie radici in un lungo lavoro di visione, sperimentazione, pro-positività. Come ci insegna sia il caso di Sintexcal, sia quello di Valli Zabban, lato produttore di soluzioni tecniche funzionali al miglioramento della qualità stradale e, dunque, della sostenibilità. 

Anche noi di Valli Zabban – ha rilevato Paolini – da molto tempo lavoriamo sul concetto di durabilità della pavimentazione. È stato questo, negli ultimi anni, un vero e proprio faro guida sia nella ricerca sia nella produzione, un cui esito tangibile è stato la nostra linea PBT, Perpetual Binder Technology. Il fatto che i CAM Strade rendano concreto, nonché premiante, il concetto di durabilità, si sposa con la nostra visione, oggi diventata pratica tecnologica e produttiva. In questo quadro, giocano un ruolo chiave le metodologie di prova e le strumentazioni, sia in laboratorio sia in cantiere, ovvero i due poli intorno a cui si muove la nostra energia aziendale, che ci consente di alzare continuamente l’asticella”. 

Un viaggio tra laboratorio e cantiere alla base di un’iniziativa imprenditoriale che dialoga costantemente con l’Università, oltre che con progettisti, imprese e gestori. Per generare tecniche sempre più performanti, quelle che ci sono già da tempo, e che hanno ispirato la cultura CAM, e quelle che ci saranno, perché tutto è in movimento. 

Pavimentazioni a basse emissioni acustiche, conglomerati bituminosi a basse temperature, recupero di materiale e, soprattutto, durabilità diffusa. La trasformazione intelligente del bitume può dire la sua in tutti questi processi, anche grazie al fatto di poter contare su esperienze in contesti applicativi particolarmente esigenti come gli aeroporti o i circuiti automobilistici. Il trasferimento di know-how, in questo e altri casi, è sempre un processo che le nostre strade non potranno che apprezzare.

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