Istantanee dalla città premiata dall’Europa che, grazie alle diffuse zone 30 e a investimenti in mobilità dolce, è diventata un esempio da imitare
Redazione VISIONJ | Foto di Giovanni Buzzatti
Sicurezza della circolazione e sicurezza delle infrastrutture sono due concetti chiave che hanno trovato una connessione di grande valore nell’esperienza delle cosiddette “Città 30” raccontate, recentemente, anche dalla trasmissione di RAI 3 Report dal titolo “Nel posto giusto”, dedicata alla sicurezza stradale (la trovate, in edizione integrale, su Raiplay).
Nel cuore di questa settimana 24-28 giugno in cui l’IBTTA, nell’ambito della cultura della mobilità di larga percorrenza sta diffondendo in tutto il modo i messaggi fondamentali della campagna “Be Safe Together”, abbiamo scelto di parlare di sicurezza nelle aree urbane, contesti tipici di convivenza tra utenze forti e utenze deboli.
Come fare a creare un ecosistema capace di generare sicurezza, considerando per di più il fattore safety come leva per aumentare anche gli standard di sostenibilità, vivibilità, sviluppo? Per esempio proprio diffondendo il limite dei 30 chilometri orari, accompagnando questa misura da importanti piani di riorganizzazione urbana (traffic calming, trasporto pubblico, implementazione delle infrastrutture ciclabili, nuove aree dedicate alla sosta e ai pedoni).
Report, a questo proposito, ha raccontato la best practice Valencia, città spagnola pioniere della “Cultura 30”. Qui, dove il principale asse viario urbano è l’alveo di un fiume trasformato in un parco esteso, negli ultimi anni è stato potenziato (per davvero) il trasporto pubblico, sono stati introdotti nuovi itinerari ciclabili, oggi circa 200 km di arterie per le due ruote, e ristrette le vie carrabili. Tra le conseguenze: aumento dei flussi turistici e dei consumi, nonché, soprattutto drastica riduzione dell’incidentalità.
Cambio di passo
Tra gli artefici di questo cambio di passo, che peraltro ha contribuito a fare di Valencia la “green capital” europea 2024, c’è anche un italiano, Giuseppe Grezzi, che ha ricoperto la carica di assessore alla mobilità: “Dal 2019 – ha detto Grezzi a Report – c’è stato un calo della sinistrosità del 50%. Tutto questo grazie al decongestionamento (gli ingorghi si evitano togliendo autoveicoli dalla città) e all’abbassamento della velocità: il 75% delle vie cittadine si va a 30 km all’ora, solo sui grandi viali a 50”.
Il modello Valencia ha quindi fatto da apripista a livello di politiche nazionali, secondo un approccio che va oltre le fazioni politiche, perché la sicurezza stradale è un bene comune: “Quella dei 30 km orari – ha spiegato un funzionario spagnolo a Report – è l’unica velocità che consente a pedoni, ciclisti, motociclisti e automobilisti di convivere in sicurezza. È questo il nostro obiettivo”.
A proposito, infine, di italiani a Valencia, aggiungiamo soltanto un ringraziamento all’amico Giovanni Buzzatti, che nella città resa landmark da Calatrava ha messo da molto tempo radici, per il foto-reportage che accompagna questo contenuto.
Siamo certi che muoversi nella straordinaria “eco-ciudad” iberica, per lui, come per chiunque debba o voglia farlo, sia stato un invidiabile, rassicurante piacere.