Da Dalì a Gaudì, dalla migliore arte umana all’architettura che mostra il divino. Con la complicità di una città unica al mondo
di FABRIZIO APOSTOLO
L’originalitat consisteix a tornar a l’origen (Antoni Gaudì)
Que todas las noches sean noches de boda / Que todas las lunas sean lunas de miel (Joaquin Sabina)
Dedicato a AM
Barcellona, per chi vi scrive, è indubbiamente l’archetipo del Road&Leisure, dove la strada è reale e insieme fortemente simbolica e dove il piacere, il loisir, va inteso sia da un punto di vista strettamente epicureo, alla Dalì potremmo dire, sia da un punto di vista, di forma intensissima, culturale. Con un ingrediente, a dire il vero piuttosto consistente, di misticismo e religiosità. E qui non possiamo non tirare in ballo lo straordinario Antonio Gaudì.
La sintesi, forse migliore di sempre, di questa esperienza di viaggio (a BCN sono stato decine di volte) l’ho vissuta proprio oggi, 29 dicembre 2022, giorno speciale del mio 15esimo anniversario di matrimonio con Asia, mamma del nostro A. Con lei, da queste parti sono stato, da fresco innamorato, correva l’anno 2006, da quasi futuro neo-papà, veleggiavamo nel 2011, poi l’anno dopo, con A. di 10 mesi e ancora nel 2017. Tutte le volte in aereo, con, in genere, auto noleggiate.
Una delle nostre mete imprescindibili: la costa del Maresme, luogo di lunghe e affusolate spiagge poco frequentate dai turisti, irradiato di luce calda e calore luminoso, quello di chi vive qui. Come i nostri amici fraterni Marcià e Montserrat.
Questa volta, per arrivarci, abbiamo usato l’auto di famiglia: Milano-Barcellona, via Francia, dalla Provenza al Rossiglione, con due tappe transalpine e pre-pirenaiche che sono state buona e giusta preparazione al gusto originalissimo impresso nel DNA della capitale della Catalonia, metropoli forte di un’identità che sa mescolare come nessun’altra personalità e accoglienza, tutela delle origini e aperture global, esperienza del presente e visione lucida del futuro.
Cogliere il primo sole
Questa volta, nei giorni del nostro anniversario, abbiamo deciso di regalarci 48 ore di apnea nella bellezza, nel gusto, nel genio, nel colore, nell’arte. Prima, ovvero ieri, siamo stati a Port Lligat, il borgo di pescatori dove Salvador Dalì e Gala hanno cesellato il loro nido marino. Qui, tra cigni imbalsamati, ciclopiche uova e divani pop (con i brand Pirelli e Michelin a svettare), abbiamo scoperto che il pittore di Figueras si era fatto ergere uno specchio ai piedi del letto perché non gli sfuggisse mai il primo raggio di luce diurna rendendo l’artista, de facto, il primo spagnolo (data la posizione geografica del borgo, della casa e della camera) a essere baciato dal sole everyday.
Il bosco irraggiato
Se Dalì, come è noto, fu precursore di contemporaneità mediatica e istrionismo post-moderno, rivitalizzando il quotidiano grazie alla sublimità dell’arte nelle sue forme più variegate e ispirate, il più “anziano” Gaudì fu uno dei geni della Storia che meglio seppero calare il divino dentro la nostra vita, creando un ponte gentile tra il primo e la seconda e facendocelo, se non proprio toccare, quantomeno osservare da molto, molto vicino.
L’esperienza, per la prima volta, della visita alla Sagrada Familia, oggi, è stata la prova provata di tutto ciò. Marcià, ieri sera, ci diceva che la Sagrada Familia può dirsi opera compiuta nel momento in cui la visiti, non prima, non dopo. È stato esattamente così. Tutta la strada percorsa da chi vi scrive, quantomeno dall’inizio dell’attuale Millennio fino ad oggi, ha trovato una milestone memorabile proprio quando ho varcato, con Asia e A., la porta della Natività della sublime chiesa catalana, entrando nel bosco di colonne pensate per sostenere facendo a meno dell’architrave e per portare lo spirito, con i loro rami, su su fino al cielo.
Molteplici scene ornano la Sagrada Familia all’esterno. I personaggi lì, la popolano. Dentro, invece, dominano solo alberi di marmo, basalto e altri studiati materiali. E regna, divina, la luce, dai toni freddi della navata attigua alla Natività, tipici del giorno che nasce, alle tinte calde di quella della Passione, a esprimere il giorno che, insieme a Cristo, muore. Per poi risorgere.
Naturalmente Barcelona
Abbiamo visitato la Sagrada Famiglia a mezzogiorno, dunque con la luce migliore. Poi al tramonto, sempre seguendo le orme della luce, siamo saliti sul tetto della Pedrera, con vista Passeig de Gracia, l’ultima opera civile che impegnò Gaudì prima che si dedicasse, anima e corpo, alla fatica della Sagrada. Qui le linee ondulate frutto di un’architettura senza pari si sono mescolate con i colori di quella natura tanto amata e considerata dal Maestro. Naturalmente, potremmo dire, se non fosse tautologicamente scorretto dirlo.
Intanto, Barcellona sullo sfondo continuava a pulsare vita e arte, movimento e tinte, musiche e dolce tramestio. Il Porto Olimpico, la Barceloneta, la Diagonal, le patatas bravas, i marciapiedi larghi, gli incroci a ottagono dei grandi viali ottocenteschi mescolati con nuove forme di gestione dello spazio urbano, concepite per dare impulso alla mobilità dolce con uno sguardo, in particolare, a quella ciclabile.
Per tornare nel Maresme, poche ore fa, abbiamo imboccato una grande arteria dove una corsia è dedicata esclusivamente ai veicoli elettrici o a chi l’auto la riempie, coscienziosamente, di persone, per non sprecare. Noi eravamo in cinque e abbiamo potuto usarla.
Grazie ancora, Barcellona, per essere tutto questo e molto altro ancora. Non una volta sola, ma ogni volta che torno, che torniamo a viverti.
Premià de Dalt, 29 dicembre 2022