L’equilibrio tra persone e natura come valore fondativo di un’identità fatta di tradizione, innovazione e qualità globale- L’approccio di Officine Maccaferri all’ingegneria sostenibile
Redazione VISIONJ
Se l’uomo vitruviano di Leonardo è emblema di armonia in architettura, vi è un altro uomo – o donna o, meglio, persona – che oggi ambisce a trovare (o, meglio, a ritrovare) un equilibrio armonico: con la natura che la circonda. Come? Innanzitutto, tornando con la riflessione alle origini, ovvero al concetto di insediamento umano, con funzione biologicamente protettiva, in un mondo dominato dalle forze naturali. All’inizio, una convivenza fondata sull’equilibrio. Ora, non più. Oggi, infatti, un mantra è per l’appunto quello dell’adattamento al clima, all’ambiente, e delle infrastrutture ad entrambi. Si tratta di un obiettivo epocale al cui raggiungimento deve concorrere l’azione di un moderno umanesimo, basato sulla piena consapevolezza di operare all’interno di ecosistemi complessi, forgiati da fitte e delicate relazioni. Il livello di tale consciousness, come è noto, è variabile e insieme mutevole, anche in ragione del fatto che non si tratta di una skill semplice da acquisire, che peraltro, per dare buoni frutti, presuppone che, prima, molto prima, qualcuno abbia gettato i giusti semi.
Non guardando lontano, un esempio virtuoso al riguardo è quello di Officine Maccaferri, il gruppo guidato dal suo CEO Stefano Susani che recentemente ha lanciato Maccaferri Futura, piattaforma di comunicazione a 360° dell’impegno di Maccaferri per l’innovazione e la sostenibilità attraverso iniziative legate alla vela oceanica, alla ricerca ambientale, allo sviluppo tecnologico, al coinvolgimento sociale e all’educazione, coinvolgendo non solo gli stakeholder aziendali e istituzionali, ma anche le giovani generazioni e le comunità.
Solo un significativo esempio di una visione antica e insieme nuova: valorizzare il concetto di “persona connessa”, che mira a vivere in armonia con il contesto in cui opera contando su soluzioni tecniche environmental friendly. Lo approfondiremo con l’aiuto di Settimo De Cario, Group Marketing Operations Manager di Maccaferri.


Ingegneria sostenibile
La storia antichissima dell’armonia tra persone e natura ha una milestone antica, in casa Maccaferri: la prima applicazione del gabbione. Correva l’anno 1893: il 1° ottobre una piena del Reno distrusse l’argine sinistro del fiume alluvionando Casalecchio di Reno (Bologna) e mettendo in ginocchio le sue attività. In Maccaferri, una piccola azienda locale, si pensò di ricostruire l’argine mettendo a punto reti metalliche intrecciate contenenti massI, soluzioni costruttive a km zero, anche se al tempo non si diceva così. Dopo 34 giorni di lavoro la sicurezza tornò nei ranghi e nel 1894 una festa con 700 partecipanti suggellò la rinascita.
L’anno scorso nel corso del 130° anniversario della soluzione, sono state messe sotto i riflettori alcune best practice epocali planetarie, tra cui quella del canale di Bristol in Galles, della Variante di Valico, del centro culturale e museale dedicato alla storia, cultura e tradizioni degli Huhugam (o Hohokam), antico popolo nativo americano che abitava l’area dell’attuale Arizona o, andando a ritroso, dell’Arno a Firenze per mitigare i danni dell’alluvione del 1966. Ma i gabbioni sono stati utilizzati anche per la difesa del suolo sull’isola di Santiago a Capo Verde e per la riqualificazione del Novo Pinheiros, fiume di San Paolo, Brasile.
Qui si annida la vita
La parola greca bénthos significa “profondità” o “abisso”: deriva da qui il termine scientifico benthos, usato in ecologia per indicare l’insieme degli organismi che vivono sul fondo di ambienti acquatici e che sono alla base della catena alimentare. Laddove sorgono le soluzioni per la difesa di sponde, e non solo, “made in Maccaferri”, questi e altri esseri viventi hanno campo aperto. Sono accolti con favore, a suggellare una “radice dell’equilibrio” che non riguarda solo il tempo, ma anche lo spazio, che al tempo è comunque connesso. Come le persone, e in generale tutti gli esseri viventi, con la natura. Chiuderla, serrarla, comprimerla porta, prima o dopo, a qualche forma di disequilibrio. Costruire insieme ad essa con tecnologie “aperte” genera, invece, armonia, nonché favorisce catene virtuose di sostenibilità.
“Grazie allo sviluppo progettuale e tecnologico – spiega a VISIONJ Settimo De Cario – siamo arrivati a livelli di abbassamento delle emissioni anche del 90% rispetto a soluzioni tradizionali. Senza contare che lavorare con i materiali locali permette risparmi importanti su produzioni, trasporti e altre attività. Quindi, anzi prima di tutto, va ribadito il fatto che nei nostri sistemi si annida, letteralmente, la vita. Perché sono permeabili e favoriscono il respiro. Un caso emblematico è quello della nascita di una colonia di cavallucci marini negli negli spazi interstiziali tra le pietre che riempiono i nostri gabbioni in Sud Africa: un team di ricercatori universitari, al momento, li sta studiando”.
Ascoltare l’ambiente
L’equilibrio tra persone e natura si ritrova e corrobora mettendo in campo massicce dosi di innovazione. E di sicurezza. Fattori che formano un trittico compatto con la sostenibilità. Nel primo caso, Maccaferri sta premendo l’acceleratore sulla sensoristica IoT, di cui dota i suoi sistemi. Come prova anche la recente acquisizione di un’azienda specializzata come Nesa. Si tratta di permettere alle persone di “ascoltare l’ambiente”, per conoscere in tempo reale, per esempio, i livelli di innalzamento dei corsi d’acqua, o l’insorgere di fenomeni idro-geologici di vario genere, o, ancora, tenere sotto osservazione ii distacchi di rocce dai versanti.
Una linea di prodotti da portare all’attenzione, al proposito, è HELLOMAC, sensoristica intelligente che connette e che racconteremo in un contenuto ad hoc: “La tecnologia – notano da Maccaferri – è un pilastro dell’ingegneria dell’adattamento proattivo, che conosce e previene i fenomeni proteggendo le persone, riducendo i rischi, invertendo i trend. Il nostro DNA ci impone di andare in questa direzione”.
Durabilità e comunità
Ingegneria sostenibile nel DNA, dunque, a definire una vision precisa. Quindi innovazione permanente e diffusa. E ancora: soluzioni ecosostenibili in cui prospera la vita, sia vegetale sia animale (nel primo caso ne giova l’aria, nel secondo l’intera comunità dei viventi). Cosa aggiungere? Per esempio, l’attenzione alla progettazione a lungo termine, password di durabilità che è sinonimo di sostenibilità, e, insieme, cura per la salubrità dei contesti nel tempo: si pensi agli interventi di rivegetazione che contrastano l’erosione del suolo. Ma anche il coinvolgimento delle comunità locali nei processi di rigenerazione infrastrutturale e ambientale, pratica particolarmente diffusa nei paesi in via di sviluppo.
Tornando al gabbione, una delle ragioni del suo successo planetario è stata proprio la semplicità di installazione, apprezzata dagli stessi abitanti di Casalecchio alla fine del XIX Secolo e, dopo di loro, dalle comunità di tutto il pianeta. Maccaferri, al proposito, ha sempre dispensato conoscenze e know-how. Ovvero quelle istruzioni per l’uso il cui alto gradimento è anche testimoniato da una notazione linguistica. Gabbione in inglese si dice gabion, in spagnolo gavión, in francese gabion, in tedesco gabione, in portoghese gabião, in polacco gabion, in rumeno, russo e turco gabion, in greco gkampión, in hindi gaibiyan.
Il Made in Italy della sostenibilità – di tradizione, innovazione e qualità – è un concetto che nel mondo sembra proprio non dispiacere.