Green VisionRoad Industry

La seconda vita dei rifiuti industriali

Il sistema brevettato, performante e competitivo, Resilco: rifiuti dell’industria trasformati in materiali da costruzione. L’innovazione-rivoluzione ad Asphaltica World 2025

 

Nella foto di apertura i founder di Resilco (da sinistra) David Callejo Munoz, Alessandro Panza, Paolo Brazzo e Marta Cecilia Pigazzini

 

di FABRIZIO APOSTOLO

Trasformare i rifiuti in risorse, generare crediti volontari di CO2, mettere a disposizione delle costruzioni prodotti performanti e sostenibili, dal punto di vista ambientale (ricordandoci del primo punto), ma anche da quello economico. Sono gli anelli di una catena virtuosa che connette tecnologia ed economia circolare grazie a un sistema brevettato al centro delle attenzioni di Asphaltica World Bari 2025

La firma è di Resilco (Resilience company for climate change), azienda con sede operativa a Caponago (MB) fondata dal suo CEO David Callejo Munoz, fisico ed esperto in scienze (applicate) dei materiali. Con lui, e con la specialista Marta Pigazzini, siamo entrati nel vivo di quella che si configura come una delle più interessanti novità tecniche del momento, per il settore: un sistema che, “imprigionando” in via permanente l’anidride carbonica attraverso la tecnologia della carbonatazione accelerata, fa sì che i residui industriali (per esempio ceneri volanti dei termovalorizzatori, scorie bianche di acciaieria, polveri di abbattimento dei fumi e altri rifiuti industriali di natura alcalina) diventino materiali edili e stradali pronti al buon uso.   

Un’invenzione di quelle che devono far drizzare le antenne. Una benvenuta innovazione non solo nel prodotto, ma anche nel processo, dal momento che Resilco implementa l’impianto di trattamento e al tempo stesso mette in rete, sul piano commerciale, i protagonisti della filiera, con a monte chi ha in carico i rifiuti – per esempio le acciaierie – e a valle gli operatori del construction.

Sostenibilità e prestazioni

I rifiuti – spiega Munoz – vengono fatti reagire nel nostro reattore, brevettato, con CO2 e acqua, tramite un processo anch’esso brevettato che permette di inertizzare gli elementi pericolosi e, al contempo, migliorare le proprietà chimiche del rifiuto trattato. In questo modo non prendono più la via della discarica, evitando costi economici e ambientali elevati, ma possono essere destinati al mercato delle costruzioni come materie prime contenendo calce e altri minerali”. 

Come sotto lo sguardo di una benigna Medusa, inquinanti e metalli pesanti rimangono così “impietriti”, ovvero stabilizzati e dunque resi non più pericolosi. Per sempre. “Gli esiti sono, per esempio, filler calcarei che possono sostituire i filler sottili da miniera o cava e, più in generale, prodotti destinati a centrali di betonaggio, produzione di calcestruzzi e malte e naturalmente costruzione stradale, penso ai conglomerati bituminosi in cui le nostre soluzioni vanno a sostituire gli aggregati calcarei aggiungendo ulteriori benefici in termini di sostenibilità, a parità di prestazioni”.

Una filiera circolare

Dal momento che Resilco già opera – generando green business diffuso dal mancato smaltimento – con alcuni tra i principali produttori-trasformatori di rifiuti, i costi dei prodotti recuperati, per gli operatori delle costruzioni, diventano di conseguenza competitivi rispetto a soluzioni vergini, costose e impattanti. Entro la fine dell’anno Resilco conta di avviare il suo primo impianto sperimentale che consentirà alla società di fare richiesta dell’End of Waste per alcune categorie di rifiuti, e di procedere con le certificazioni EDP, Remade e condurre l’analisi LCA.

Sempre nell’alvo del nesso sostenibilità ambientale ed economica, va rimarcato ancora una volta, inoltre, il già citato aspetto della generazione di crediti di carbonio volontari che la tecnologia Resilco consentirà, una volta a regime, grazie alla sua rigorosità.

La filiera della sostenibilità integrata, nel campo dei materiali, è dunque a portata di mano. E a Bari Resilco – recente associato SITEB – avrà modo di fornire agli interessati tutti gli approfondimenti del caso

Ma come renderla diffusa? “La sfida – risponde Munoz – è di legare la disponibilità del rifiuto, reso eco-materiale impiegabile all’infinito, con le esigenze produttive territoriali, il che significa lavorare sulla filiera e insieme sui distretti, anche per ottimizzare i costi e gli impatti  di trasporto”. 

Connettere nuove risorse e consueti bisogni: ecco il lavoro che attende questa azienda la quale, adattando il popolare motto, ha ottimamente cominciato e, pertanto, può dirsi a buon punto nell’opera (naturalmente green).

Scarica la Relazione d’Impatto Resilco 2024

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