CantiereFocus ON

Impermeabilizzazione di ponti ferroviari

Dagli impalcati AV/AC ai manufatti storici, dalle nuove opere alle manutenzioni: viaggio tra le tecniche messe in campo da Macko (25 anni di storia) per il nostro railway network

 

di FABRIZIO APOSTOLO 

Specializzazione nell’impermeabilizzazione dalle nuove opere alle manutenzioni. Se su VISIONJ di ottobre 2024 abbiamo raccontato il know-how di Macko in generale e una serie di applicazioni riguardanti il campo delle infrastrutture sotterranee, con particolare riferimento al settore stradale, in questa sede vogliamo concentrarci su altri “territori” tecnici frequentati dall’azienda guidata da Gabrio Vanoni che quest’anno tocca il traguardo dei 25 anni di storia. Ovvero gli interventi di impermeabilizzazione e quelli di ripristino strutturale o manutenzione di opere ferroviarie, di nuova realizzazione nel primo caso, storiche nel secondo.

Grandi impalcati

Iniziamo dalle nuove opere, tra cui svettano, è il caso di dirlo, i grandi impalcati dell’alta velocità/alta capacità ferroviaria targata RFI (Ferrovie dello Stato Italiane) delle tratte Brescia Est-Verona (CEPAV 2) e Verona-Padova (IRICAV 2: in quest’ultimo caso l’intervento in costruzione è eseguito da Cossi ed è denominato Primo Lotto Funzionale Verona-Bivio Vicenza). 

Nel quadro di queste opere infrastrutturali, considerabili dei veri e propri “laboratori” di eccellenza tecnica, Macko sta impiegando, tra le altre, due tecniche di impermeabilizzazione, che possiamo considerare tipiche nel loro genere e che dunque raccontiamo a titolo di esempio, quelle degli impalcati rispettivamente in calcestruzzo armato e acciaio. 

Nel primo caso, la tecnica prevede la posa di una doppia membrana bituminosa impermeabilizzante in rotoli che forma il cosiddetto “pacchetto ferroviario” certificato RFI (3 mm + 4 mm di spessore con armature di rinforzo molto importanti e specifiche per il carico a cui saranno sottoposte); nel secondo, invece, si applica a spruzzo una membrana bicomponente a base di Poliurea pura, sempre certificata RFI, naturalmente, di spessore pari a 4 mm. La guaina in rotoli può essere applicata o a mano o con una speciale macchina automatica in flotta a Macko, mentre quella con Poliurea impiegando una specifica pompa bi-mixer ad alta pressione. 

Oltre che degli impalcati, Macko, in interventi di questo genere, si occupa anche dell’impermeabilizzazione di una serie di sottovia ferro-stradali, rivestiti con membrane sintetiche in PVC. Tra le ulteriori tecnologie adottate, anche l’impermeabilizzazione dei cavalcaferrovia con bitume modificato Hard spruzzato direttamente in opera a 180 °C e armato con geotessile in poliestere da 200 gr/m2. Tra le sue peculiarità: la continuità impermeabile, la velocità di applicazione e l’aderenza totale.

Membrane in rotoli

Persone o macchine? Nelle prime nasce e cresce l’esperienza, che in lavorazioni di questo genere è fondamentale, dalle seconde nascono nuove opportunità e, tramite esse, si coltivano nuove sfide. La riposta giusta la si trova giorno per giorno, cantiere per cantiere, ed è, al momento, il lavoro di squadra tra le prime e le seconde. L’obiettivo di entrambe: arrivare a un risultato la cui qualità sarà sempre e comunque verificata attraverso prove di corretta adesione condotte di concerto con stazione appaltante e direzione lavori. 

Quanto ai “mezzi”, una prima differenza sta nelle dimensioni dei rotoli: la posa manuale per ragioni di sicurezza nella movimentazione li prevede di lunghezza 10 m per 40 kg di peso, mentre quella automatica anche da 20 m, con una riduzione delle giunzioni. L’uso della macchina, come è evidente, aumenta quindi la produttività generale, consentendo pose di anche 1.200 metri quadrati di membrana al giorno, ovvero circa il doppio rispetto a quelle manuali, a parità di personale impiegato. La cosiddetta posa controllata, riguardo a parametri quali per esempio velocità, pressione e quantità di calore, assicura quindi prestazioni costanti e standard di aderenza eccellenti e, insieme, uniformi. 

L’iter applicativo: pulizia fine con aria compressa della superficie della soletta, stesa del primer-promotore di adesione a base bituminosa, posa della membrana per effetto dell’azione riscaldante.

Poliurea a spruzzo

Nel casi, limitati rispetto a quelli con soletta in calcestruzzo armato, di impalcati in acciaio, una soluzione di impermeabilizzazione attualmente molto in uso è quella a base di Poliurea pura, una soluzione poliuretanica bicomponente che viene applicata a spruzzo con impiego di una tecnologia ad hoc, anch’essa presente nella flotta di Macko.

L’attrezzatura, computerizzata e interconnessa con la sede dell’azienda per l’invio dei parametri di funzionamento e dei dati applicativi, preleva i due prodotti separatamente, li scalda e quindi li pompa fino a un dispositivo tipo pistola dove, poco prima del momento esecutivo, avviene l’unione e, a ruota, l’applicazione. Nel giro di pochi secondi i componenti reagiscono e induriscono, dando vita a una membrana subito “pronta al’uso”.

Anche in questo caso la meccanizzazione dell’impermeabilizzazione consente produzioni consistenti, superiori ai mille metri quadrati al giorno. Risultati raggiungibili portando in cantiere -secondo quanto previsto dall’organizzazione Macko – un veicolo dedicato al trasporto di tutto il kit (macchina, fusti di prodotto, generatore di corrente, riscaldatori, etc.). Lo spessore del rivestimento in ambito ferroviario è importante: in genere pari a 4 mm.

Anche in questo caso, dunque, quantità e insieme qualità. Tra i tratti distintivi della Poliurea, spiegano gli esperti di Macko, vi è anche la versatilità applicativa, punto di forza che questa tecnica esibisce nelle infrastrutture, ma anche naturalmente in edilizia. Pensiamo alla capacità di adattarsi, grazie all’applicazione a spruzzo, a strutture dalle geometrie complesse, dai viadotti alle vasche anticendio interrate, dove la sagomatura dei teli in PVC diventerebbe opera piuttosto ardua.

Grandi impalcati

Dalle nuove opere alle manutenzioni, per garantire la messa in sicurezza e il prolungamento della vita utile delle infrastrutture esistenti. Raccontando le attività in galleria di Macko abbiamo già visto come nel ventaglio delle specializzazioni dell’azienda comparisse anche l’iniezione di resine di varie tipologie. Lo stesso schema, in linea generale, può anche essere applicato parlando di ferrovie, settore in cui sono molto apprezzati, per esempio, gli interventi rapidi da effettuare negli intervalli tra le percorrenze dei convogli.

Siamo nel territorio delle ristrutturazioni ferroviarie, che spesso e volentieri coinvolgono ponti storici, anche ultracentenari e realizzati in muratura. Ponti realizzati in un’età in cui non vi era “la cultura” dell’impermeabilizzazione e l’acqua nei vari decenni, attraversando il ballast, è entrata all’interno delle strutture degradandole.

Un caso tipologico, potremmo dire, è quello affrontato tempo fa dagli specialisti di Macko in cui l’acqua ha iniziato a disgregare il cemento frapposto tra i mattoni, determinando una situazione critica al passaggio dei treni. La messa in sicurezza è consistita in una campagna di iniezioni di resine che hanno consentito di riempire gli interstizi restituendo la continuità strutturale dell’opera.

Terminata la campagna e riconsolidata la struttura, la parte sommitale è stata  impermeabilizzata con membrane bituminose piuttosto che sintetiche in PVC per donare al ponte nuova e ancora lunga vita.

Condividi su linkedin
LinkedIn
Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter