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Casa Barcellona

Dall’Eixample, il distretto che ospita le dimore dei grandi del Modernismo, al barrio de Gràcia, per scoprire come la bellezza può trasformarsi in una pratica quotidiana

di FABRIZIO APOSTOLO 

L’originalitat consisteix a tornar a l’origen (Antoni Gaudì)

Sona bona música i som davant del mar (Manel, “Al Mar“)

¿Por qué tiene tanta luz este día tan sombrío? (La Oreja de Van Gogh, “Cuéntame al Oìdo“)

 Dedicato a AM e AA

Barcellona è casa e, insieme, strade. In tutti i sensi immaginabili. Dunque, se la strada di casa porta, necessariamente, a Barcellona, la capitale catalana è “casa” essa stessa. Nel senso di edificio che accoglie, dimora, focolare, luogo di pace e bellezza e qui si potrebbe anche lanciare l’idea di un concorso collettivo di “termini casalinghi” per definire Barcellona, un po’ sull’esempio del Muro del Bacio, attrazione contemporanea del centro storico, fatta di 4.000 piastrelle-fotografie che emanano amore e pace, opera straordinaria da opporre, apriamo e chiudiamo subito la tristissima parentesi, ai terribili fatti dell’agosto 2017.

Barcellona sempre più di casa. Per rendersene conto – e mi rivolgo sia a chi non ci è ancora stato sia a chi la conosce benissimo, come chi vi scrive – un punto imprescindibile di partenza è il suo organizzatissimo ufficio del turismo, ovvero Barcelona Turisme, la cui scoperta parte da questo sito web.

Consultarlo in anticipo, studiare gli itinerari, disegnare percorsi, trovare, grazie ai suoi operatori, altri spunti, è un consiglio utile anche in ragione del fatto che la cultura digitale e in generale della comunicazione di Barcellona e di chi la cura è davvero esemplare.

Pietra angolare urbana

A proposito di percorsi, uno – abbastanza ma mai troppo classico, oseremmo dire – in cui ci siamo recentemente cimentati è quello che vede protagoniste le strade e le case di un luogo particolare: la cosiddetta “Manzana de la Discordia“. Si tratta di un blocco di edifici dell’Eixample nel Passeig de Gràcia tra Carrer del Consell de Cent e Carrer d’Aragó, noto per “ospitare” alcune delle opere di architettura ed edilizia più importanti del Modernismo catalano, tra cui Casa Batlló (firmata da Antoni Gaudì e patrimonio dell’UNESCO, il completamento risale al 1907), Casa Lleó Morera (progetto Lluís Domènech i Montaner, completamento 1905) e Casa Amatller (progetto Josep Puig i Cadafalch, completamento 1900). In pratica: tre archistar in pochi metri, lineari o quadrati fate voi… 

L’Eixample (che in catalano significa “ampliamento”) è un distretto centrale di Barcellona costruito tra il 1859 e il 1880, previo abbattimento delle mura cittadine, che si estende su 7,45 km² e porta, storicamente, la firma urbanistica di Ildefons Cerdà. Ne fanno parte alcune tra le strade e piazze più conosciute della metropoli come il Passeig de Gràcia, la Rambla de Catalunya, la Plaça Catalunya, la Avinguda Diagonal, il Carrer Aragó, la Gran Via de les Corts Catalanes, il Carrer Balmes, la Ronda de Sant Antoni, la Ronda de Sant Pere, il Passeig de Sant Joan, la Plaça de la Sagrada Família, la Plaça Gaudí, e ai suoi estremi, la Plaça de les Glòries Catalanes e la Plaça Francesc Macià.

Nell’Eixample si trovano numerosi punti d’interesse turistico e cittadino (per tutte le info si rimanda ancora a Barcelona Turisme) come la Sagrada Família, la Casa Milà, il Teatre Nacional de Catalunya, l’Auditori, la plaza de toros La Monumental, la Casa de les Punxes, e numerosi altri teatri, cinema, negozi (due consigli d’autore:  Mi&Co Barcelona e Mauri) e ristoranti (La Flauta).

Immagine storica della "manzana della discordia" lungo il Passeig de Gràcia

La città che connette

L’Eixample è, dunque, una città nella città. Città che lega, che connette, grazie a una visione (in un certo modo variata) e grazie a un’attuazione. Lo spirito è quello della comunità che evolve, che cambia nella coerenza del suo essere fonte di aperture, passaggi, scorrimento ordinato e maestoso. Una città di architetture che si fanno nature, seguendo l’insegnamento di Gaudì. Una città in cui camminare tra gli ottagoni sui marciapiedi larghi e guardare le persone è esattamente il contrario dell'”impersonalità” espressa da molti altri luoghi urbani che abbiamo frequentato. Sì, Barcellona è un luogo dotato di personalità, secondo tutte le gradazioni semantiche del termine.

E allora, grazie a questo reticolo di connessioni stradali e urbanistiche, diventa facile e bello perdersi, quasi fossimo Alice nel paese delle meraviglie catalane, nel negozio di cioccolata della Casa Amatller, per esempio, o nelle plurime tiendas del Barcellona Footbal Club alla ricerca della maglia cult di un campione d’Europa minorenne di Matarò che, per andare in campo, deve chiedere il permesso ai genitori. O ancora, sfidando la nomea del Raval, per ammirare il gatto di Botero, ancora una volta un capolavoro on the road, anzi “on the rambla“.

Bellezza irraggiata

Ma che cosa connette, esattamente, l’Eixample? L’oltre Barcellona, per esempio, ovvero la zona Est, verso Badalona, verso le coste del Maresme prima e la Costa Brava poi, su su fino a Girona e al confine con la Francia. Oppure, perpendicolarmente verso Nord, il barrio de Gràcia, un tempo indipendente dalla metropoli, che si raggiunge comodamente attraverso il già citato Passeig (ci ritorneremo tra breve). O ancora, puntando a Sud, i due centri storici, Raval a destra guardando il mare e Barrio Gotico (con El Born) a sinistra.

Qui, a un certo punto, la bellezza si fonde con la sonorità e una via stretta appare, grazie allo specchio magico permanente che questa città riflette, di un ‘ampiezza incommensurabile. Siamo di fronte al Palau de la Musica Catalana, altro patrimonio dell’UNESCO che porta la firma di Lluís Domènech i Montaner. Unendo acustica e sguardo, verrebbe da dire, tutto da sentire.

L’inizio di tutto

Chiudiamo con un inizio, ovvero dandovi il benvenuto fuori e dentro la prima delle case progettate da Gaudì. Siamo proprio a Gràcia, vivace quartiere che quanto a personalità sfida direttamente “mamma Barcellona” (se non siete stati alla sua fiesta major, fateci più di un pensiero). Qui, oltre le viuzze e le piazze popolaresche, si trova Casa Vicens, resa quella che è tra il 1883 e il 1885. 

Visitarla è un’altra emozione, per via dei dettagli (dal balcone ai soffitti della sala fumatori) e per via di un’esposizione che ti porta letteralmente dentro l’aurora del genio di Reus, a contatto con le riproduzioni dei suoi scritti e, soprattutto, con i suoi progetti da studente e poi giovane architetto. I primi, straordinari passi, che già fanno emergere una modernità che si lega, visceralmente, alla città, si pensi solo alle recinzioni della Cittadella o ai lampioni di Plaza Real.

Strade, percorsi, storie, tempi, spazi, persone, case… Casa. Tutto questo è Barcellona, sempre uguale e sempre diversa a sé stessa, come l’acqua, come la vita. Come mi ha detto poco prima di partire MA: “Andare a Barcellona non è mai una cattiva idea!“.

Grazie per l’aiuto a Emma Martìn di Barcelona Turisme e Marta Fernàndez di Cases Singulars

Concerto e balli di Sardana davanti alla Cattedrale di Barcellona
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